psicoALCHIMIE

viaggio in california 19 (arizona)


   Come nel racconto orientale, ad alto valore educativo, sul tema dell'imponderabilità del senso fortunato o sfortunato degli eventi, avevo deciso di fare il check out all'alba e portare con me la mia valigia, che il primo autista mi aveva consentito di portare sul bus, avevo anche ottenuto il posto in prima fila ed una sorta di gentile attenzione. Dopo il giro per gli hotel siamo stati portati alla sede delle istruzioni per l'uso e del pagamento delle tasse e lì si cambiava pullman ed autista, nessuna speranza per la mia valigia, che quindi veniva sequestrata e speravo riconsegnata al ritorno. Nella valigia avevo infilato i pantaloncini corti cambiandomeli con un paio lunghi direttamente sull'autobus e, pensando al canyon come un luogo torrido, avevo messo gli infradito. In un primo momento quando ho perso la valigia ho pensato che i pantaloni lunghi fossero inadatti una volta scesi dal bus, in un secondo momento quando il tempo ha iniziato ad oscurarsi ho benedetto le gambe lunghe dei calzoni e mi sono contrariata agli infradito, che le scarpette sportive risultavano più idonee, in un terzo momento quando proprio ha iniziato a piovere alla grande, ho benedetto gli infradito che si sarebbero asciugati subito e maledetto i calzoni lunghi che si sono completamente inzuppati sulle ginocchia. Ma nonostante la pioggia, il gran canyon è spettacolare, ti mette zitto a contemplare il fiume scultore, il vento che arpeggia bassorilievi, la zolla che concerta architetture, dentro un magico religioso silenzio, ché la terra è silenziosa, maestosamente silenziosa. La pioggia è stata tenace, il pullman viaggia sotto la pioggia battente tutto grigio, nebbioso,  fai fatica a credere che sia fine luglio, sembra un'ottima giornata uggiosa di novembre, il paesaggio procede con leggerissime varianti, da una piana stepposa a dolci colline con alberelli verdi a cupoletta e pini folti nei presso della gola.