psicoALCHIMIE

la vicina


 da quando fumo seduta al balcone mi si è aperto un mondo sconosciuto: il vicinato. vivo nella stessa casa da 22 anni, ma difficilmente ho passato anche solo più di qualche minuto fuori al balcone. oggi i miei occhi si sono posati sulla cucina che affaccia di fronte, appena un po' più a destra, con le imposte aperte, illuminata a giorno ed una signora che credo di non aver mai visto prima, nell'area dei fornelli. ho iniziato ad osservarla mentre puliva il piano cottura con una grossa pezza verde in microfibra, lei puliva, puliva ed io mi domandavo cosa mai avesse cucinato alle 10 di sera che lasciasse tutte quelle incredibilii ipotetiche tracce di sporco. non amo cucinare, non è che non mi piaccia è che penso debba essere un lavoro o un'arte, non considero le mezze misure. quando cucino è un evento, devo avere invitati o deve essere un'occasione speciale, perché non è che l'attività sia incompatibile con le mie inclinazioni, visto che chimica fisica logica e fantasia mi hanno sempre affascinato, ma tanto lavoro che si dilegua come i fuochi d'artificio nell'attimo stesso in cui porti in tavola, non può che essere nobilitato da una circostanza speciale. pertanto ho sempre preferito far ceramica piuttosto che pizze o torte, la ceramica resta finché non si rompe, la torta sparisce ed al massimo puoi provare a fotografarla. mentre io mangiavo la mia cena, un saporitissimo gelato confezionato e ci poggiavo delicatamente su una pastosa sigaretta, la signora puliva la sua cucina, andava dal lavandino ai fuochi con un'andatura tranquilla direi quasi rallentata e come si dice dalle nostre parti "pulizzava ingopp o' pulito" (puliva sul pulito) ritmo costante, sopra. intorno, poi sui fuochi poi scavando tra i pomelli per l'accensione, poi ancora sopra, intorno, ancora ed ancora, non so se stanca sfinita o rassicurata da questo incedere uguale, come una meditazione alla fine della cena, sola con i propri pensieri così come io con i miei. la signora era obesa naturalmente e questo suo operare mi ha fatto pensare ella solerzia dei rituali della nostra vita, con tutto l'impegno che mettiamo a costruire castelli di sabbia che domani il piede di un bambino schiaccerà, e noi di nuovo a ripartire come se quel castello o quella cucina pulita potessero durare per sempre. chissà se mai la signora ha pensato di andare a letto senza pulire quei fornelli e chissà se l'avrà mai fatto, magari a causa dell'influenza o del mal di schiena. forse è difficile dare il fermo immagine ed interrompersi, lasciar perdere la cucina e sentire se c'è vento là fuori.