psicoALCHIMIE

... to be continued. L'essere oggetto di osservazione e grazie a Dio o purtroppo solo qualche volta anche di studio, (nei protocolli di profilassi di igiene mentale o nell’ultimo reality show o ancora meno spesso nel Guinness World Records o nei testi scolastici), attiene alla quotidianità relazionale. Questo vale per il portiere del nostro stabile, come per il dirimpettaio di turno, per il nostro superiore/sottoposto anziché per il marito della nostra più cara amica. Credo che normalmente (?) da una velata o attenta o qualche volta ossessiva osservazione dell’altro/a nasca ed eventualmente si realizzi l’idea di una forma di frequentazione/relazione blanda, assidua, personale o talvolta mediatica o virtuale; dal che difficilmente si riuscirà mai ad evitare questo quasi istintivo e non nobile processo cognitivo/relazionale salvo non si decida di fare l’asceta o si giochi a nascondino col genere umano. La cosa diventa inquietante quando nell’ambito di queste osservazioni incrociate, volte in qualche maniera alla “conoscenza”, si palesano forme di voyeurismo/presenzialismo/ostentazione fine a se stesse, o al piacere narciso di chi le mette in essere con la sfrontata certezza di si sente l’unico custode della VERITA’ e del SAPERE. Sicuramente un sipario mediatico (quale in qualche misura è anche il blog) in cui l’ospite si trova nella posizione di uno a molti, rende più evidente questo fenomeno e più esposto il soggetto . Tutto ciò non debba né deprimere né esaltare la nostra “cara” psyco-blogger, ma piuttosto esortare a favorire, come mi pare di poter riconoscere faccia, uno scambio che possa essere a tratti, costruttivo, emozionante, utile, ironico, ma anche sarcastico, “cattivo”, acceso e se possibile autentico e stimolante. La logica del consenso o di pseudo virtuosissime affinità elettive siano di altri …per il resto l’unico vero osservatorio che ci debba o possa mai preoccupare è quello “Vesuviano”. Per la “a’ suffritta”, poi, neanche tu sei scevra dal lasciare segni. Buon anno, Alba.