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di alba saddi

 

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su madri e figli

Post n°688 pubblicato il 06 Gennaio 2011 da PSICOALCHIMIE
 

i figli non sono uguali 
e le madri non necessariamente amano i loro figli
né li amano in maniera uguale

tutti lo sanno ma nessuno lo esprime chiaramente

non si possono amare in maniera uguale persone diverse  
né si può amare per semplice induzione biologica, 
ogni volta che lo ribadiamo
dandolo contemporaneamente per scontato
cerchiamo solo di rassicurare noi stessi o gli altri 

 
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Utente non iscritto alla Community di Libero
zvanin il 07/01/11 alle 20:15 via WEB
Che fossi una gladiatrice moderna era facile desumerlo dal piglio deciso che metti nei tuoi post, ma che riuscissi “al tuo comando, a scatenare l’inferno”, questa si che è una sorpresa. Probabilmente il fatto di essere parte in causa ti fa essere sull’argomento sofferta partecipazione più passionale del solito. In natura il rapporto madre/figli attiene certamente alla biologia e all’istintiva necessità di conservazione della specie. Perché avete voluto complicare/rvi le cose? Non è detto, poi, che “amare per semplice induzione biologica” (percepito, mi pare di capire, come riduttivo) sia un amare di serie B …vieppiù potrebbe essere quello più autentico/puro/incontaminato. Trovo, comunque, assai riduttivo e limitato ricondurre la questione ad una retorica da preconcetta collocazione geografica/culturale, sempre che si resti nell’ambito della penisola italica : il senso della maternità è sostanzialmente lo stesso negli agrumeti siculi come nelle risaie piemontesi. Piuttosto sulla difficoltà/impossibilità di amare in maniera uguale persone diverse, direi che intanto “amare” non è la stessa cosa che realizzare un buon dolce seguendo pedissequamente le indicazioni della ricetta. La chiave di volta, come nelle ricette però, attesi gli ingredienti principali, sta nella sensatezza del “QB” che evidentemente non può essere lo stesso per tutti. Il fattore QB viene percepito in maniera differente dalle madri e dai figli: quanto basta per le une quasi mai è bastevole per gli altri (soprattutto quando questi ultimi si misurano con i fratelli); sicché tra i sensi di colpa delle prime e le supposte non “calibrate” attenzioni ricevute dei secondi si innescano (nella misura del bene) dei meccanismi conflittuali e di inadeguatezza, che talvolta perdurano nel tempo e che non trovano giustificazione neanche in quella che è una naturale divergenza di destino. E i padri …?
 
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