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PSICOLOGIA DELL'INFANZIA


PERCHE' IL BAMBINO DISEGNA?Le attività espressive ed in particolare quelle grafico-pittoriche sono nei bambini strettamente collegate non solo alle loro esperienze emotive, ma anche alle loro prime relazioni con il mondo esterno. In queste attività il bambino riflette sia i propri stati d'animo ed ansie sia le proprie conoscenze. Durante il periodo dell'infanzia, disegna, per esprimere ciò che lo domina, anche senza essere stimolato. I bambini se si trovano inseriti in un ambiente, ricco di stimoli, vivono situazioni di profonde
motivazioni e di "ampie possibilità di sviluppo" nell'insieme delle attività espressive. Le agenzie educative (famiglie, asili nido, mass media e così via) devono, pertanto, motivare ed organizzare didatticamente queste attività, tenendo presente sia che quelle espressive s'inseriscono organicamente nell'insieme dello sviluppo della personalità infantile sia che quelle grafico-pittoriche si riferiscono al mondo dell'interiorità. Il disegno è, secondo alcuni studiosi, lo specchio dello sviluppo integrale del bambino. Esso ha una chiara evoluzione psicologica e in questo senso esiste un vero e proprio schema evolutivo, che progressivamente, partendo dallo "scarabocchio" arriva fino alla comparsa della prospettiva, del volume e della plasticità. Nell'evoluzione del disegno si possono distinguere almeno 5 stadi:1.       Scarabocchio e ideazione (2 - 4 anni): stadio nel quale il bambino, ancora incapace di coordinazione motoria, traccia linee senza forma su di un foglio (scarabocchio appunto), alle quali attribuisce intorno ai tre anni forme di rappresentazione, configuranti precise immagini (ideazione).2.       Stadio schematico (4 - 5 anni): in questo stadio, il disegno, giacché il bambino confonde le proprie emozioni con la rappresentazione mentale, si manifesta come una "deformazione della realtà" (animismo, simbolismo, magismo, egocentrismo, artificialismo e sincretismo).3.       Schematismo mentale (6 - 8 anni): in tale stadio la rappresentazione della realtà, attraverso il disegno, diventa realistica ed il bambino comincia a raffigurare quello che conosce, seguendo lo schema del pensiero operazionale (realismo descrittivo e pensiero reversibile). Ovviamente ognuno lo fa con le proprie capacità pittoriche. Non tutti hanno inclinazioni di tipo michelangiolesco ed è buona norma non andarle a ricercare a tutti i costi. Insomma se un bambino fa dei brutti disegni, al massimo avremo un uomo che non sarà il nuovo Giotto ma non per questo è giusto mortificarlo quando disegna(ho visto spesso accadere cose del genere)4.       Realismo visivo (9 - 11 anni): in questo stadio il bambino, osservando la realtà circostante, cerca di aggiungere, iniziando la ricerca della "prospettiva", nuovi dettagli a quello che sta raffigurando.5.       Stadio del volume e della plasticità (12 - 13 anni): è lo stadio del volume e della plasticità che rappresenta una fase, per un ragazzo, di piena consapevolezza per quello che intende esprimere attraverso il disegno.Il disegno costituisce, poi, nell'infanzia, un mezzo espressivo, idoneo a far comprendere, attraverso indagini psicologiche, tutte le parti che caratterizzano la complessa personalità dei bambini. Esso è, infatti, un ottimo strumento diagnostico per i bambini, che non sanno padroneggiare il linguaggio verbale: disadattati, emarginati ed handicappati. L'attività grafico-pittorica favorisce e facilita l'interazione tra l'individuo e l'ambiente circostante; costituisce anche un valido contributo per risolvere i traumi di adattamento a situazioni nuove. Il bambino è motivato a disegnare soprattutto a causa di esperienze inconsuete. I genitori e gli educatori, se riscontrano, pertanto, una scarsa reazione dei figli e dei bambini nei confronti degli stimoli esterni, devono anzitutto comprendere le cause di tali atteggiamenti ed intervenire. Già lo scarabocchio, che, a volte, è ingiustamente sottovalutato, permette di individuare gli atteggiamenti e le tendenze fondamentali nell'infanzia. In seguito, il bambino comincia a rappresentare, mediante tratti e segni variamente composti, eventi e situazioni che lo hanno particolarmente impressionato. Sarebbe un errore, se, in questa fase, si volessero imporre modelli grafico-pittorici del mondo adulto. Il bambino disegna spesso non per rappresentare una realtà, ma per il piacere stesso che questa attività,in quanto espressiva, gli procura. Poi, acquisisce, da un lato, il "linguaggio iconico" lentamente ed in modo graduale e, dall'altro, il senso estetico, attraverso sia l'interazione di suggestioni interiori e di stimoli esterni sia l'uso progressivo dei colori (prima un solo colore e successivamente più colori).  Dopo il gioco ed il disegno, l'attività rappresentativa più importante è la drammatizzazione. Questa è una tipica forma del gioco simbolico. I ba
mbini, quando fanno drammatizzazione, diventano, attraverso la loro fantasia, attori e protagonisti, perché il dramma, che si rappresentano, è fondato su un'azione compiuta da loro stessi. Spesso utilizzano bambole e pupazzi, con cui s'identificano immediatamente, per rivivere esperienze, sperimentate positivamente o negativamente, oppure anticiparne simbolicamente alcune non ancora sperimentate e vissute. Ciò detto voglio anche precisare che nel caso specifico, parliamo però di un'età ancora insufficiente per far riferimento ad certi aspetti della personalità. Ma è anche un'età adeguata per cogliere -con il giusto senso del limite-  alcuni elementi comportamentali. E' peraltro corretto limitarsi a questi concetti lasciando l'interpretazione di eventuali altri aspetti, allo specialista laddove ve ne fosse bisogno ed evitare, in ogni caso, di dare peso eccessivo a disegni che "sembrano" inopportuni( a chi e secondo quali parametri conoscitivi?). Lasciamo che il bambino si esprima...se vediamo una ripetitività eccessiva nell'esprimere compulsivamente determinate figure, con la giusta serenità, rivolgiamoci a chi ne sa più di noi. E' sempre buona norma evitare diagnosi personali ed è espressione di maturità, delegare questa incombenza a chi ne ha la competenza.