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DELITTI E SPETTACOLO 

Post n°398 pubblicato il 04 Dicembre 2007 da psicologiaforense
 

Perchè la gente si appassiona a storie di cronaca nera?
Gli animali  cercano nella natura che li circonda soltanto i mezzi per vivere e per sfuggire ai pericoli.
L'uomo invece considera il suo ambiente indipendentemente da questi bisogni, con una visione  che ne cerca anche aspetti ed episodi morbosi e  spettacolari. 
E ogni cosa per l'uomo può diventare spettacolo:
le vicende dolorose, l'odio, la guerra, il gioco al massacro, il delitto, lo stupro, l'omicidio, la prostituzione, la morte in diretta.... 
Aristotele diceva in proposito che la tragedia, pre­sentando vicende dominate dal dramma e dal timore, con­sente agli spettatori di liberarsi da questi sentimenti, proprio perchè non li coinvolge personalmente nella trama.

Gli antichi greci parlavano, a propo­sito della tragedia, che era per loro lo spettacolo più popolare e importante, di una catarsi che la tragedia opererebbe sulle emozioni degli spettatori.

OGGI i media  non si attengono  a questa esigenza liberatoria  per l'urgenza "di bottega" di coinvolgere lo spettatore stesso nelle  emozioni  morbose della vita vissuta.
Ma qual è allora l'attrattiva dei "FATTI DI NERA" , la radice dell'interesse che essi suscitano? Le risposte a questa domanda possono essere diverse, ma tutte devono più o meno direttamente appellarsi al bisogno proprio dell'uomo di conoscere meglio se stes­so e il suo mondo anche al di là dei limiti e delle con­dizioni della sua vita e fuori della trama dei fatti e degli interessi in cui la sua vita si svolge.
Anche quando si  rappresentano  vicende umane verosimili o rese tali da opportuni accorgimenti, si tratta di vicende che non appartengono alla vita pri­vata dello spettatore e hanno solo riflessi indiretti e lon­tani su tale vita. Lo spettatore può simpatizzare con i personaggi che entrano in esse o non simpatizzare e per­sino odiarli e provare orrore, ma tutto questo non entra nella sfera della sua vita quotidiana e non ne determina l'andamento. Perciò delitti, infamie, iniquità, nefandezze,  trasgressioni, abusi....  possono essere "amati e go­duti" come un diversivo di questa vita, un "divertimen­to" nel senso proprio del termine, e costituire per essa un'oasi di "riposo"... . Così le vicende miserevoli o peccaminose o brutali che vengono enfatizzate  non si presentano agli spettatori come i problemi di vita da affrontare e risolvere, ma come soluzioni già raggiunte al di là delle quali non c'è nulla. Spesso il pretesto e quello di rap­presentare la vita vissuta così com'è oggi, nella sua realtà immediata, anche ripugnante od odiosa. Ma la vita vissuta presenta sempre alternative diverse, anche nelle circostanze peggiori, e il volerle fissare in un mo­dello costante equivale a una evidente falsificazione di essa, a una negazione della sua intima ricchezza.

I MEDIA rivelano oggi apertamente la loro destinazione a individui che cercano stimoli sessuali sostitutivi o che godono di rimanere immersi nel guazzabuglio di emozioni anormali o violente come compen­so alla mancanza di significato della loro vita reale. 

 
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