MARCO PICCOLO

LA RIFLESSIONE, AMARCORD,Basinger, Stone, “Basic Instinct”, bikini, Andress, Cruise, Dalla, Costanzo,Jovanotti, M. Monroe


DALLA SOTTOVESTE DI KIM BASINGER AL BIKINI DI URSULA ANDRESS: L'ABBIGLIAMENTO SI IDENTIFICA CON I PERSONAGGI.  SOPRA IL VESTITO, UN'EMOZIONE. ECCO GLI "ABITI MITO" DEGLI ITALIANI“QUANDO S'INDOSSA UN'EMOZIONE” La sottoveste di Kim Basinger in “Nove settimane e mezzo”. Il miniabito di Sharon Stone quando accavalla le gambe in “Basic Instinct”. Il bikini di Ursula Andress, partner di 007 in “Licenza di uccidere”. Il giubbotto dello spericolato Tom Cruise in “Top Gun”. Ma anche il vestito a fiori della signora Coriandoli; la maglia azzurra di Tardelli; il cappello di Lucio Dalla... Sono solo alcuni fra i capi-mito che appartengono all'immaginario collettivo degli italiani. Lo rivela uno studio che indica come  il fattore trasgressione giochi un ruolo importante, nella selezione dei capi-mito, perchè scatena pensieri erotici e sensuali. Da qui la sottoveste della Basinger che diventa un inconscio oggetto del desiderio. L'altro aspetto che emerge dall'inchiesta è legato all'originalità del travestitismo giocoso, che rimanda a personaggi simpatici (la signora Coriandoli di Ferrini, Sbirulino della Mondaini). Segue il “fascino della divisa”: militare, sportiva o di altro tipo, come segno di appartenenza a un gruppo. E ancora,  quei capi distintivi di certi personaggi: la camicia di Costanzo (complice anche la pubblicità), il fazzoletto di Pavarotti, la polo dell'Avvocato, la T-shirt di Jovanotti.
A volte il meccanismo è talmente potente che non si riesce più a distingure se è più mito il capo o la persona che lo indossa. Un esempio per tutti: Marylin Monroe e in suo svolazzante vestito bianco in “Quando la moglie è in vacanza”. Sganciati dai soggetti sono invece quegli indumenti che hanno identificato generazioni e fenomeni sociali. Il liberatorio bikini negli Anni Sessanta; l' eskimo della protesta sessantottina; le bluse di pelle sforacchiata dagli spilloni che i punk copiavano dai Sex Pistol a metà dei Settanta. E ancora i jeans e il giubbotto di Bruce Springsteen adottato dai rocchettari 25 anni fa. Ma quali sono per gli italiani “i capi-simbolo” che, nell'esperienza individuale, si legano a un ricordo, a una sensazione emotiva? Sette persone su dieci ammettono di conservare nell'armadio un capo-feticcio soltanto perchè rappresenta un momento particolare della loro vita: l'abito dei 18 anni, i boxer sfoggiati il tal capodanno, la giacca che portavano il giorno della laurea... E qui la T-shirt risulta gettonatissima, balzando in testa alla classifica grazie alla sua trasversalità. Presente nei vari settori: dal casual, allo sport, all'intimo, si può definire l'indumento protagonista delle emozioni degli italiani. Per i ragazzi è il souvenir della prima vacanza da soli, mentre gli adulti la conservano a mo’ di trofeo sportivo. A ruota si posizionano camicie, jeans, boxer e slip. L'indagine si chiude con i “capi- bandiera” scelti dai singoli per rappresentare la propria personalità attraverso un linguaggio cifrato che spesso comunica un ruolo sociale. Allora camicia e camicetta conquistano il primo posto. Le preferenze vanno poi a maglietta, tailleur e pantaloni.