MARCO PICCOLO

IN SPIAGGIA QUANDO SIAMO NUDI È LA PSICHE CHE PARLA


QUASI COME FOSSE.... L’ULTIMA SPIAGGIA
LA spiaggia è il vero e sterminato porto franco: le convenzioni si ammorbidiscono, i rapporti si fanno più distesi e si percepisce di appartenere a una variopinta tribù, con usanze tutte particolari. E’ come un grande teatro all'aperto, dove la società, mentre si denuda, si svela e mette in luce come ogni popolo e ogni cultura abbia un modo peculiare di interpretare e di concepire il corpo. È un culto con molte forme diverse, un tratto comune, tuttavia, c'è. Andare al mare è un po’ come ritornare a casa. Finalmente si smettono i panni soliti, si assumono atteggiamenti e comportamenti più naturali e ogni gesto tradisce maggiore relax e un più spiccato senso di libertà. Per europei e americani (ma non per gli asiatici) la tintarella è considerata un'arma essenziale per apparire più attraenti. Quando ci sistemiamo sotto l'ombrellone o sul lettino, una delle prime preoccupazioni è marcare con chiarezza il proprio spazio, disseminando borse, asciugamani, creme solari, secchielli e un'infinità di altri accessori. Vicino, al nostro fianco, tolleriamo soltanto i familiari, i partner o gli amici stretti. Nei paraggi (in una zona che gli antropologi hanno misurato in circa un metro e mezzo) lasciamo che si collochino i conoscenti e, se proprio non c'è un grande affollamento, manteniamo con gli sconosciuti una distanza significativa: almeno tre metri. Si tratta di regole forti. Tacite, certo, ma sempre regole. Se un estraneo sconfina, il primo istinto è un senso di fastidio e la tentazione è lanciare subito un'occhiata torva. Se poi qualcuno, dopo aver saltellato sulla sabbia rovente, si fa prendere dall'idea di fare una breve sosta al fresco del nostro ombrellone, la reazione può essere contraddittoria. La socievolezza che ci ispira l'«habitat» della spiaggia svanisce in pochi attimi e a sorpresa anche l'individuo più simpatico può fargli capire di avere un unico desiderio: godersi un po’ di pace e di silenzio.