MARCO PICCOLO

LA SENTENZA DI CASSAZIONE, IL "BUON DIRIGENTE", PUNTO E A "CAPO"


LA CASSAZIONE DETTA L'ABC DEL "BUON CAPO"  
La Cassazione detta l'abc del "buon dirigente" e sottolinea che la reputazione dei dipendenti non si può «sacrificare» tanto alla leggera. Specie se ci si trova in un contesto pubblico, davanti ad una platea. Nel vademecum stilato dalla Quinta sezione penale, i supremi giudici spiegano che è sempre necessario «accertare se il sacrificio della reputazione del dipendente sia proporzionato all'interesse perseguito posto che la valutazione della continenza non può prescindere dalla comparazione dei valori in gioco». In questo modo, la Suprema Corte ha disposto un nuovo esame della vicenda che vede imputato per diffamazione il presidente della Coop Centro Italia, G. R., colpevole di avere offeso, nel corso di un seminario, la reputazione del dipendente F. T. affermando, pur senza nominarlo, che l'assistente era stato rimosso «per incapacità a ricoprire il ruolo». Per questa sua esternazione, il dirigente era stato condannato per il reato di diffamazione sia in primo che in secondo grado. Contro la doppia condanna, il presidente della Cooperativa ha fatto ricorso in Cassazione, facendo leva sulla «libera manifestazione di pensiero consentita - a detta della difesa - a chiunque in uno stato democratico, in via generale, e a maggior ragione nell'ambito di un rapporto subordinato dove è riconosciuto al datore di lavoro un potere valutativo e disciplinare». Piazza Cavour ha disposto un nuovo esame della vicenda davanti al Tribunale di Terni e ha fatto notare che «non è consentito con la parola o con qualsiasi altro mezzo di espressione, ledere l'altrui reputazione, salvo che per tutelare interessi riconosciuti dall'ordinamento».