MARCO PICCOLO

LO SCANDALOSO PRIMO PIANO DI UN SESSO FEMMINILE, L'OPERA CHE ANCORA OGGI EMOZIONA ED IMBARAZZA, COUBERT, ARTE, CULTURA,


 una storia di veli e di censure.... LO SCANDALO INFINITO
Dopo circa 150  anni di oblio, censura e aspre polemiche continua a creare “imbarazzo”  la tela più osee che l'arte francese abbia prodotto: un nudo femminile scosciato e con il pube in primo piano, dall'incontestabile titolo “L'ORIGINE DEL MONDO” di COURBET (qui in una foto "censurata"). A causa della sua intollerabile carica ostentatoria prossima all'esibizione, di veli il quadro ne conobbe parecchi. Fu lo stesso COURBET a dipingere il primo. Anzichè occultare la vagina come facevano da secoli i pittori, con un lenzuolo maschera il volto (i seni sono parzialmente visibili) della modella irlandese
Johanna Hifferman. Gli altri veli, fittizi, li aggiungeranno i proprietari successivi, stregati dall'erotismo ipercarnale della tela ma - insieme - incapaci di esporla senza munirla di provvidenziali cache-sex. Iniziò l'ambasciatore ottomano di San Pietroburgo, Khalil Bey che commissionò l’opera ma, dopo averla vista,  decise di piazzarla lontana da sguardi indiscreti - in bagno - e protetta da una tendina. Infine, arriva Lacan. Il più eversivo tra i Padri Fondatori della psicoanalisi scopre il pube desaparecido a Budapest nel '55. E se lo compera. Ma per il COURBET hard non sono finiti i tempi grami. Anche Jacques Lacan agghinda l'acquisto con un'antina in legno - vera cintura di castità- che ne rende invisibili le grazie. Quanto agli eredi, preferiscono disfarsene cedendolo al Patrimoine National - il prezzo è top secret - per pagare le tasse di successione. E siamo ai nostri tempi. Lo Stato francese, meno erotofobo dei suoi predecessori, opta per l'esposizione al Musee d'Orsay. Senza veli, infine? Macchè: sostituisce la cortina un più tecnologico vetro, ma il principio dell'intercapedine rimane. Si temono di visitatori più o meno retrivi? Forse. Dal 19 marzo 2011 il dipinto fu esposto per la prima volta in Italia presso il MART di Rovereto. Due anni fa, appunto nel 2011, il museo smentiva  la presenza di una guardia ad hoc per vigilare sulla verginità d'un'opera che della verginità è forse la più maliziosa negazione pittorica.