MARCO PICCOLO

LA RIFLESSIONE DELLA SERA, FILOSOFIA, VITA, POZZI DI NOIA, PSICOLOGIA, MORIRE DI NOIA,


CONNESSI CON TUTTO MA NON CON SE STESSI 
Ancora una volta leggiamo che una  ragazzina è sprofondata nel coma etilico dopo aver scolato mezza bottiglia di grappa. I giornali parlano di noia e di spirito d'emulazione. Era assieme agli amici, tutti bevevano a sorsi; l'ha fatto anche lei. Della noia continueremo a sentir  parlare nei prossimi anni, e non certo di quella degli adulti ma di quella degli adolescenti. Non è strano sentire i ragazzini, e persino i bambini piccoli, ripetere: mi annoio, non so cosa fare. La noia descrive uno stato d'insoddisfazione, ma anche un intenso desiderio, e insieme l'incapacità di indicare ciò che si desidera. E' il senso di vuoto che sempre più incalza le giovani generazioni, le quali coltivano un atteggiamento d'attesa nella speranza che il mondo esterno provveda a fornire loro quel soddisfacimento cui aspirano. In termini psicologici, il narcisismo dell'annoiato è quello di un IO che sbatte contro i limiti della realtà stessa, e prova una forte rabbia che si mescola a un senso di depressione, di svuotamento. La noi ha a che fare con una percezione alterata del tempo, un tempo che non passai mai. Quale rapporto hanno oggi i ragazzi col tempo? Non equilibrato, verrebbe da rispondere: tra un tempo che corre troppo veloce, quello della vita, delle esperienze, e un tempo che non passa mai, il tempo della crescita individuale, della maturazione, che di necessità è invece lento.  Fare l'esperienza della noia è indispensabile per maturare, in quanto nella noia si sperimenta la propria finitudine. Un sentimento questo cui i ragazzi non vengono più educati; si preferisce sviluppare in loro il sogno d'onnipotenza: tutto è possibile. La scuola è disarmata davanti a modelli sociali, televisivi, sportivi, e oggi persino politici, che spronano a realizzare il sogno a occhi aperti di un desiderio che chiede sempre di più, che è infinitamente vorace. Nel passato la scuola educava alla noia, la stimolava, spesso involontariamente; l'educazione era un tempo sottratto al tempo "utile", in cui s'imparava ad annoiarsi. In quella scuola, che adesso non c'è più, si poteva anche apprendere dai libri un'indispensabile massima di Leopardi: "La noia è il desiderio della felicità lasciato per così dir, puro".