L’ETA’ GIOVANILE, OGGI, SI CONIUGA, COME LEGGIAMO SUI GIORNALI OGNI GIORNO, CON: BULLISMO, RIBELLISMO, VANDALISMI, ODIOSI EPISODI TRA RAGAZZI.... SCANDALOSI VIDEO SU YOUTUBE, STUPRO DI GRUPPO, TEPPISMO, ATTI CRIMINALI (rapine, estorsioni, lesioni, ecc…) PERPETRATI PER RIEMPIRE IL VUOTO GENERATO DALLA NOIA, DALL'INCAPACITA' DI “PENSARE” ?FAMIGLIA E SCUOLA EDUCANO A RAGIONARE E A PENSARE?
Già John Dewey sosteneva : “pretendere che l'intelligenza sia un metodo migliore delle altre alternative -l'autorità, l'imitazione, il capriccio e l'ignoranza, il pregiudizio e la passione - non è poi una pretesa eccessiva” (…) “qualora nelle cose umane si adottasse generalmente un atteggiamento conforme alla “ragione” , ciò significherebbe nè più nè meno che un mutamento rivoluzionario in morale, nei rapporti interpersonali, sociali, in religione, in politica e nel lavoro.” Ma chi educa bambini e ragazzi a “pensare” cioè a ragionare in ogni momento ed eventualità della vita quotidiana? Chi insegna, motiva, promuove i giovani ad una mentalità “scientifica”? Nessuno! infatti questo tipo di educazione non si pratica per incompetenza dei docenti e anche per il sopravvivere di pregiudizi, di stereotipi, di stupide banalità, per il timore, inconscio o percepito, che la scienza invada anche altri campi culturali, intacchi anche certezze pertinenti ad altre dimensioni umane (fede, amore, passione... ecc...). Fornire i giovani degli strumenti per ragionare significa invece: 1) Azzerare le funeste influenze, oggi così pressanti anche nei media, della magia, della superstizione, delle sette sataniche, dei nazischin, degli integralismi religiosi e non, ecc.... ed inoltre, educare a riconoscere i propri comportamenti emotivi, affettivi, irrazionali,significa educare al «principio di realtà » e quindi ad una convivenza che sappia rispettare l’altro come persona.2) Sensibilizzare alle possibilità umane del pensiero e dell’intelligenza che rifugge dalla stupidità del bullismo e da ogni altra violenza ( che si fonda come tutte le violenze sul disagio, l’ignoranza e l’intolleranza e il disagio psicopatologico). 3) Educare ad un preciso metodo “scientifico”, cioè ad un preciso modo di atteggiarsi nei confronti dei problemi, delle difficoltà, delle ambivalenze, delle preoccupazioni, che la società odierna ammannisce impietosamente. In questo senso fornire gli strumenti per ragionare è tirocinio di conquista dell'oggettività logica e concreta sulla soggettività egocentrica e narcisistica dei giovani, protagonisti dei quotidiani drammatici fatti di cronaca che ci inquietano e sconcertano. Io non credo di sbagliare se affermo che oggi il problema della società educativa è proprio questo: educare ad una mentalità scientifica. Infatti, purtroppo, non si può negare che oggi la scuola non solo non impartisca una “cultura scientifica” ma anche che ne tolga per sempre il gusto e la voglia ad un gran numero di studenti, che per tutta la vita vedranno in essa l’equivalente del lavoro scolastico, cioè una folla di scoraggianti astrazioni.