MARCO PICCOLO

FEMMINE PERICOLOSE ED IRRITABILI, I MASCHI SOCCOMBONO, VIVA LE VERGINI, VITA FLASH, FEMMINE FOLLI ED INSTANCABILI


Le più pericolose sono le femmine... più aggressive, più numerose e più attive dei maschi e delle loro sorelle prescelte per l'amore.  I CALABRONI VIVONO... NONOSTANTE. E NOI?
Il ronzio di un calabrone che piomba inaspettato nell'ombra fresca di casa per sfuggire alla calura dell'estate  è  sempre inquietante.  Forse per le dimensioni  o per lo zzzzz agitato dell'insetto che si sente in trappola e batte contro i vetri, ostacoli per lui incomprensibili. I calabroni fondano società annue affidate a una sola femmina, unica madre, che inizia la costruzione del nido e continua il lavoro fino al momento in cui le prime figlie operaie sono in grado di alleviarle la fatica e di immolarsi per il bene della famiglia, lasciando a lei sola il compito di continuare a produrre uova. Il nido puo' essere nella cavita' di un grande tronco, in una buca, in un solaio, appeso a una persiana o a una grondaia..  La fatica per costruirlo è quasi insostenibile ma la femmina da sola continua a lavorare, aumentando il numero dei vani e deponendo altre uova. Deve anche nutrire le prime larve venute al mondo che sono completamente inette. Così vola nei dintorni a caccia di qualsiasi insetto le capiti a tiro, si posa sui frutti maturi per assorbirne la polpa, arriva a infilarsi nelle arnie delle api per uccidere e portare via le operaie. Posa la preda su un ramo, la smembra e la riduce in poltiglia da somministrare alle figlie. Alla fine succede qualcosa che ridimensiona tutto questo immane sforzo: le prime larve in breve tempo raggiungono la maturità, dopo aver subito tre mute, e per la madre c'è finalmente uno spiraglio di luce dopo tutto questo estenuante lavorare: arriva l'aiuto delle vergini. Le nascite si succedono ora per ora e la famiglia comincia a prendere consistenza. Le figlie ingrandiscono e perfezionano il nido, lo rendono più robusto e confortevole. Per fortificarsi si riforniscono di proteine cacciando altri insetti e trovano l'energia dagli zuccheri della frutta. Irrobustite le figlie finalmente la madre regina trova un po' di pace e può dedicarsi senza più frenesie a completare il suo compito terreno, quello che fin dall'inizio era per lei l'unico scopo: perpetuare la specie prima di morire. Verso la fine dell'estate deposita altre uova, in celle un po' più grandi e che nel nido hanno una loro precisa posizione, dalle quali nasceranno le femmine fertili. E in celle normali ne deporrà altre ancora, non fecondate, da cui nasceranno i maschi. L'autunno benedirà le nozze e gli ultimi voli degli individui fecondi e ai primi freddi la prosperosa colonia comincerà a declinare. Moriranno tutti i maschi e quasi tutte le operaie, il nido si raffredderà, si sgretolerà e soccomberà ai rigori dell'inverno. Solo le femmine fecondate, con un disperato attaccamento alla vita, andranno a rifugiarsi in ogni crepa o fessura o angolo riparato alla ricerca della salvezza. Il caso deciderà quali sopravviveranno, e pochissime in primavera saranno pronte a ricominciare la loro storia. Fortificate dagli stenti fonderanno nuove società e superato l'inverno, diventeranno degne di affrontare le sfide del futuro.