MARCO PICCOLO

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NEI BLOG E' POSSIBILE REGISTRARE PIU' IGNORANZA CHE IN ALTRI CONTESTI SOCIALI? NO! INOLTRE   L'IGNORANZA SERVE ALL'INTEGRAZIONE DELLA COMMUNITY E DELLA SOCIETA'.... QUINDI NON  CI RESTA CHE  BLOGGARE E STUDIARE L'IGNORANZA, PERCHÉ È DIVERTENTE, PERCHÉ È ISTRUTTIVO E PERCHÉ SE L'IGNORANZA NON CI FOSSE NON CI SAREBBE NEPPURE LA CONOSCENZA. BEATA IGNORANZA
È possibile misurare l'ignoranza? Come no: basta mettersi d'accordo sul metodo. Il verbo ignorare presuppone un complemento oggetto. Non si è ignoranti in astratto. Si ignorano tratti di cultura, settori del sapere, forme di conoscenza teorica o pratica ben determinati. Sarà allora sufficiente scomporre la conoscenza dell'oggetto di cui si parla in una serie di domande con risposta precodificata, e il gioco è fatto. Tizio fornisce la risposta esatta a dieci domande su dieci? È chiaro che di quella tal cosa non ignora proprio nulla. Ne rimedia a malapena cinque su dieci? Ahimè, diremo che è un ignorantello. Se poi non riesce a centrarne nemmeno una, si concluderà, con un vocabolo d'obbligo, che la sua ignoranza è crassa.  Un metodo diverso per misurare l'ignoranza può allora consistere nel valutare la capacità di sopravvivere, vuoi simbolicamente vuoi praticamente, d'un soggetto collocato in diversi tipi di ambiente, ad esempio una community. Se in un dato ambiente il soggetto non sopravvive, vuol dire che era proprio ignorante. Se sopravvive a stento, sarà ignorante solo a mezzo. E se sopravvive alla grande, o meglio a lungo, significa che si trova ben al di sopra del malcapitato livello degli ignoranti. Si pensi, ad esempio, alle prove di cultura generale che ancora si ammanniscono ai candidati nei concorsi pubblici. In esse uno deve rispondere, nell'ordine, a domande tipo chi era Napoleone, come si riproducono i cavallucci marini, qual è la capitale del Burkina Faso, e che cos'è un potenziometro. Chi sbaglia le risposte a simili serie di domande è palesemente un ignorante, che nel caso specifico significa in effetti incapace di sopravvivere nell'ambiente simbolico-pratico dei concorsi pubblici. Ma resta da vedere se chi ignorante non è, perchè eccelle nel sopravvivere in tale ambiente, sappia in seguito sopravvivere anche in ambienti ben diversi, come le periferie degradate d'una metropoli, uno stabilimento industriale, una comunità di ex drogati, o la divisione d'un ministero. Altri sono i saperi, e viceversa le ignoranze, che questi ambienti collaudano, ciascuno per sè, e nessuno per tutti. La difficoltà di misurarla non dovrebbe però indurre a bistrattare l'ignoranza. Essa svolge infatti funzioni sociali fondamentali. Saperci o scoprirci ignoranti, specialmente qui, in community, nei blog, ecc….  ci induce a cercare l'aiuto dell'altro, e ad apprezzarlo! L'ignoranza propria spinge a mostrar rispetto per il sapere altrui, e l'ignoranza altrui ci gratifica con la stima per il nostro sapere che sappiamo essere in realtà così esiguo. L'ignoranza favorisce insomma l'interdipendenza tra le persone, contribuendo in tal modo all'integrazione della società. Combattiamone dunque gli eccessi, ANCHE NEI BLOG,  ma senza dimenticare che una community priva d'una appropriata dose di ignoranza collettiva sarebbe presumibilmente invivibile o di una noia mortale.