MARCO PICCOLO

L'IDEA DI MORIRE FA MANGIARE PIÙ BISCOTTI


Invece di crogiolarsi nella prospettiva della propria morte, i più grandi filosofi esistenzialisti del Novecento - come Karl Jaspers e Jean-Paul Sartre - avrebbero fatto meglio a ingozzarsi di dolci e biscotti. Pare infatti che, stando a una recente ricerca euro-americana, l'angoscia che gli esseri umani provano nei confronti della propria condizione di mortali possa spingere inconsciamente molti di essi a nutrirsi di questi dolciumi, in quanto essi offrirebbero un piacevole, anche se temporaneo, diversivo psicologico PROFUMO DI ZUCCHERO
Ad affermarlo sono Naomi Mandel (psicologa dell'Arizona State University, a Tempe) e Dirk Smeesters (studioso dell'Università di Rotterdam), secondo i quali questo inaspettato fenomeno riguarderebbe soprattutto le persone con una bassa autostima. Non è la prima volta che la ricerca Psicologica individua un legame tra il pensiero della morte e alcuni comportamenti apparentemente scollegati (ad esempio negli Usa gli attentati dell'11 settembre hanno fatto registrare durante i mesi successivi un'impennata delle vendite nei negozi di cibo e di beni di lusso). Smeesters e la Mandel hanno chiesto a centinaia di persone di scrivere alternativamente un breve saggio su una visita dentistica o sulla morte e di rispondere a un questionario relativo al proprio livello di autostima; ai volontari sono stati anche offerti dei biscotti. Risultato: le persone con un'autostima più bassa tendevano in media a mangiare più dolciumi. In pratica tale comportamento (così come lo shopping) rappresenterebbe un meccanismo  psicologico finalizzato ad alleggerire l'ansia prodotta dal pensiero in questione.  IO SPERO che tale scoperta non venga utilizzata per incrementare le vendite di generi alimentari (ad esempio piazzando annunci pubblicitari di dolciumi nelle pagine di cronaca nera).