MARCO PICCOLO

LA SENTENZA, DIRITTO & ROVESCIO, VENEZIA, INCINTA SEPOLTA VIVA, OMICIDIO, LO STATO RISARCISCA I DANNI


Incinta di 9 mesi e sepolta viva: lo Stato deve risarcire  la mamma. Se l'assassino è nullatenente  i parenti della vittima devono essere risarciti dallo Stato.....  C'E' UN GIUDICE A ROMA...
  Il giudice civile di Roma ha condannato la Presidenza del Consiglio a risarcire 80 mila euro ad Anna Maria Giannone, madre di Jennifer Zacconi, la 22enne diOlmo di Martellago (Venezia) uccisa al nono mese di gravidanza e sepolta in una buca. La condanna è dovuta all'inadempimento di una direttiva europea da parte dello Stato, in base alla quale deve far fronte alla condanna al risarcimento danni quando il colpevole non è in grado di pagare. Jennifer era stata uccisa dal compagno, Lucio Niero, condannato a 30 anni di reclusione, nella notte fra il 29 e il 30 aprile 2006: l'omicidio maturò al culmine di un furibondo litigio avvenuto nel piazzale di un distributore, a Martellago: la ragazza fu picchiata selvaggiamente, gettata in una buca ancora viva e ricoperta di terra e foglie. Poco dopo morì anche il feto che portava in grembo.IL COMMENTOIl giudice di Roma Francesco Salvati, nel condannare la Presidenza del Consiglio a risarcire 80mila euro alla madre di Jessica Zacconi, spiega che «la Repubblica Italiana non ha integralmente adempiuto all'obbligo di conformarsi alla direttiva, nella parte in cui impone l'adozione di "sistemi di indennizzo nazionali"». Il riferimento è alla direttiva europea 80 del 2004 a cui non è stata data «completa attuazione» da parte dello Stato italiano «poiché si è limitato a regolare (peraltro tardivamente) la procedura per l'assistenza alle vittime di reato, commesso in un altro Stato membro, le quali risiedano in Italia», ma non è stato dato seguito a quella parte della direttiva, «che imponeva agli Stati membri di provvedere a che la normativa interna prevedesse un sistema di indennizzo delle vittime di reati intenzionali violenti commessi nei rispettivi territori, entro il termine del 1.7.2005». «Se è infatti vero che sussistono numerose norme internevolte ad assicurare, anche in forma indennitaria, la tutela delle vittime di reati violenti commessi nel territorio dello Stato italiano (ad es., in materia di reati di criminalità organizzata di stampo mafioso o di terrorismo) - annota il giudice - è anche vero che in Italia «non esiste alcun sistema di indennizzo per le vittime dei reati legati alla criminalità comune"». «In conclusione - scrive il giudice - lo Stato italiano non ha dato completa attuazione alla direttiva 2004/80/Ce non colmando i vuoti di tutela delle vittime di reati violenti intenzionali».