MARCO PICCOLO

TENDENZE, DOPO 400 ANNI: L'ERA DELLA CRAVATTA E' FINITA, LA CRAVATTA NON LA PORTA PIU' NESSUNO, CHIUDONO I NEGOZI,


L’accessorio più inutile,  scomodo e duraturo è in crisi. Chiudono i negozi, i giovani  la ignorano: ci mancherà.....  NON È PIÙ DI MODA...  SI STRINGE IL NODO SULLA CRAVATTA
 Gli scalpitanti giovani di Wall Street la scelglievano gialla per segnalare il pericolo quando gli affari si facevano complicati. Da noi, i manager puntavano su sfondi blu solcati da righe fitte: in questo modo comunicavano decisionismo e poco tempo da perdere. Chi invece, nell'abbigliamento da ufficio, optava per un modello fantasia segnalava che era disponibile alla conversazione. Ma la CRAVATTA  era  anche un mezzo di non comunicazione. In questo era maestro Aristotele Onasiss. Indossava sempre modelli di seta nera. Cosi' spiazzava regolarmente l'interlocutore perche' il nero non lascia trapelare emozioni. Nessuno capiva mai che cosa gli frullasse per la testa.... La moda ci ha abituato a improvvisi funerali e ad altrettanto rapide resurrezioni, ma questa volta sembrano non esserci speranze.
Per sapere che cosa i giovani pensano della cravatta, basta guardare quei bambini inglesi che sono obbligati a indossarla con l’uniforme scolastica: la portano sulla schiena, o annodata con il più insolente dei nodi, o nascosta dentro la camicia. Le aziende che sono più note ai ragazzi, come Amazon, Google, Microsoft, eBay, hanno liberato da tempo i dipendenti dall’obbligo della cravatta e anche gli uffici più tradizionalisti hanno adottato il «casual Friday», il venerdì in cui ci si può vestire come si vuole.  Se la
moda o l’abbigliamento avessero qualcosa di razionale, bisognerebbe ammettere che non ci sono molte ragioni per portare una cravatta e che pochi accessori sono più scomodi. Eppure gli uomini la indossano da quattrocento anni, da quando i mercenari croati di Luigi XIV sfilarono per Parigi con i loro foulard annodati al collo, subito adottati dal re e dalla corte con il nome di «sciarpa croatta», poi sintetizzato in «cravate».  Nel corso dei secoli, la cravatta è diventata il modo migliore per farsi un’idea di una persona quando la si incontra. Se è allentata sul collo, se è troppo corta, se il nodo è malfatto, se non c’entra nulla con il resto dell’abbigliamento - per tacere di quando è sporca - ci comunica una sensazione di disordine e di inaffidabilità, un avviso a essere diffidenti. Sono stati ovviamente gli inglesi a farne il capo più significativo di un uomo elegante.  Quasi tutti i nodi della cravatta hanno nomi inglesi, dal semplice Four In Hand ai sette passaggi del St. Andrew, fino agli otto dell’ingombrante e impossibile Windsor. Negli Anni 20 era considerato un accessorio casual e lo si indossava per giocare a golf, cavalcare o scalare montagne. O per sottolineare l’appartenenza a un club, o a un reparto militare.  Le Regimental a strisce che vanno dalla spalla sinistra al fianco destro possono essere portate con noncuranza ovunque, ma non in Inghilterra, dove sono ancora usate per sottolineare un’appartenenza. Un distintivo preso così sul serio che quando a New York Brooks Brothers decise di imitarle, per rispetto disegnò le strisce dalla spalla destra al fianco sinistro.