MARCO PICCOLO

RIFLESSIONE DELLA SERA, NUDO, CULTURA, STORIA, ARTE, FOTOGRAFIA, ATTUALITA', COSTUME E SOCIETA', CURIOSITA'


IL MONDO ... NUDO  
Il NUDO è fotogenico. Ma i nostri avi del XIX secolo, che ancora non conoscevano il calendario Pirelli, trovarono scandaloso fissarlo attraverso l'obiettivo. Anzi, sacrilego. Guai obiettare loro come da secoli le arti figurative riproducessero uomini e donne in costume adamitico. È che la pittura immortala dee, laddove il dagherrotipo iniziava a spogliare donne reali. Trasfiguratrice la prima, voyeuristica l'altra. Che la stessa modella NUDA potesse abbeverare entrambe non convinse i critici a temperare il giudizio. Un fotografo francese sorpreso con cinquemila cliches nature (li colorava a mano) finì in carcere e vi rimase dodici settimane. Altri colleghi videro intervenire la police des moeurs, insomma la buoncostume.  Ma tanto per complicare le cose, emerse fin dai primi anni una bizzarra sinergia tra lastra e tela. Scultori come Rodin s'ispirarono alle novelle immagini, snobbando i modelli veri. E qualche artista s'improvvisò persino fotografo. Il risparmio di tempo e danaro era in definitiva troppo vistoso per non tentare la categoria. Ripercorre quegli esordi leggendari una bella mostra che la Bibliotheque national allestisce sino al 18 gennaio. In "L'art du nu au XIX siecle. Le photographe et son modele" ritroviamo atmosfere pruriginose ma anche una bella vocazione documentaria ante litteram. .Sulle prime, gli antesignani di Helmut Newton furono manieristi. Difficile non giustificarne la prudenza. Ancorchè caste, la riproduzioni fotografiche suscitavano all'epoca poderose invettive. Concorrenza sleale, tuonò il mondo artistico. E circolavano petizioni per negare loro qualsiasi valore effettivo. Tecnica, null'altro. L'ostilità diffusa persuase i pionieri a non cumulare gli scandali. Agghindarono i pubi con foglie d'edera cache-sex, su sfondi più o meno bucolici. Rubando il mestiere a Giorgione. Per l'affrancamento dagli stili pittorici bisognerà attendere una seconda fase. Esordiscono allora gli organi genitali. C’è l’esempio  classico di von Gloeden databile intorno al 1900. Titolo, "Modele italien". Un muscoloso e proletario trentenne giace con leggera inverosimiglianza su una pelle di leopardo, e dall'ombra inguinale vediamo emergere il pene. Sul braccio, tatuaggi. Pugnale, berretto frigio e - con scrittura infantile - "vendetta". Occhio ai piedi. Sporchi. Salvo rare eccezioni, le bellezze in mostra si autodenunciano immuni da pediluvio. Con un colpo di pennello, il ritrattista sbiancava. Ma il perfido fotografo non ritoccherà. Le scene più hard bisogna forse cercarle nelle quattro crocefissioni femminili di anonimo. Senza chiodi, naturalmente. E in due casi, con perizoma. Fanno tuttavia sussultare ancora il pubblico. Come la meno iconoclasta "deposizione" . Il quadro è stereotipo, l'uomo nudo fra le braccia della madre. E tuttavia pur nel suo estremo realismo, il marmo michelangiolesco ammorbidisce in qualche modo l'impatto. Il bianco e nero funge al contrario da detonatore. E la Pietà si fa carnale. L'ensemble rimane sino agli ultimi decenni dell'800 assai statico. L'" istantanea", ovvero cogliere il movimento, non rientrava ancora nelle prerogative della macchina. Ma poi la vediamo esordire timidamente. In particolare nello sport, favoloso laboratorio scenico. Pugili, acrobati, saltatori. Le posizioni sono talora maliziose, "photos de charme" come si dice tuttora in francese per alludere al porno soft. Ma più spesso era una medicina affascinata dalla fotofisiologia a impadronirsene. Scomponeva il moto, i muscoli, l'andatura. I fotogrammi in rapida successione costituivano una moviola ante litteram per studiare la natura plastica del corpo umano. Il cinema farà il resto. Ma non senza ricadere nella medesima autocensura iniziale che accompagnò i primordi del nudo fotografico, pudibondo e provocario in simultanea. L'oscar va, probabilmente, a Ingres. Fece dipingere la moglie nuda, indi fotografare il quadro. Teneva la foto nel portafogli, come un santino erotico. Gliela scoperse, post mortem, la seconda consorte.