MARCO PICCOLO

2014, L'ANNO DELLA CONDIVISIONE, QUEL CHE E' MIO E' TUO,SHARING ECONOMY, COSTUME, TENDENZE 2014,


L'idea della condivisione è nata con la crisi finanziaria internazionale, e si è allargata a settori sempre nuovi  meglio continuare a risparmiare, condividendo tutto quello che è possibile. Una stanza del proprio appartamento, un'automobile che non ci si può permettere di vendere ma che passa molto tempo in garage, una bicicletta, una moto, i libri di cucini o di scuola, i vestiti, ecc...  Ovviamente anche la spesa. Organizzandosi sia per andare al supermercato a turni (con un notevole risparmio di tempo e benzina), sia per accedere a offerte più vantaggiose in tutto il mondo ....
Un esempio illuminante.  Ogni notte in 12 mila case italiane c’è uno sconosciuto che dorme in una camera da letto. In altri 150 Paesi la stessa scena si ripete in 200 mila abitazioni, che sommate fanno una capacità d’accoglienza pari a quelle di catene alberghiere come Hilton o Marriott. Ma a differenza dei colossi degli hotel, Airbnb - la società che gestisce questo traffico planetario da un’ex fabbrica di San Francisco - non possiede neanche uno delle migliaia di letti che mette a disposizione. «Benvenuti nella sharing economy», l’economia della condivisione.  Dopo le case con Airbnb e le auto con Uber, altri settori  si muovono all’insegna della filosofia: «Quel che è mio è anche tuo, basta che mi paghi». Si possono condividere  garage, camper, posti auto, lavatrici e mille altre cose.  Condivisione, comunità, fiducia.  «Chi viaggia cerca un’esperienza umana e apprezza il contatto con chi ospita ed è in grado di consigliarti su cosa fare o dove mangiare», dice Matteo Stifanelli, country manager Airbnb Italia. Anche lui ha cominciato come «host», mettendo a disposizione il suo appartamento romano. «Sono rimasto affascinato dal tipo di persone che arrivavano da tutto il mondo».  Per ora sembra un fenomeno inarrestabile: oggi  potete dormire in igloo con wi-fi, in centinaia di case sugli alberi, in castelli e isole private e perfino in un tradizionale «yurt» in Mongolia....