MARCO PICCOLO

IL CASO DEL GIORNO, LA BESTEMMIA,


Il mister perde la testa e, a bordo campo,  bestemmia furioso. Così  si becca un turno di squalifica, ma, a sorpresa,  il prete lo difende: «Tecnicamente, la sua non era una bestemmia». Che la sua scelta di mettere in campo Dio e Tutti i Santi potesse farlo diventare un caso da diritto canonico Franco Lerda non lo avrebbe mai immaginato. LA BESTEMMIA
 C'è chi ha scritto "elogio della bestemmia", c'è, invece, chi si scaglia contro il dilagare del vizio di pronunciare oltraggio contro Dio e il suo Creato affermando che ogni bestemmia è una ferita procurata al cuore di Dio Padre ed è una spinta in più sulla via delle tenebre....  In questo contesto si inserisce la vicenda dell'allenatore del Lecce  che, in preda al furore agonistico, ha gridato  irripetibili parole  contro Dio e tutti gli Inquilini del Paradiso durante la semifinale dei play off di Lega Pro. L'arbitro, orecchio fino, le aveva annotate nel referto. La giustizia sportiva ha fatto il resto. Fermando per un turno il trainer
salentino. Normale amministrazione...  ma è qui che avviene il  “coup de théâtre”,  Don Attilio Mesagne, direttore della Caritas leccese ha affermato sui media  «TOGLIETE LA GIORNATA DI SQUALIFICA A LERDA PERCHÉ NON HA COMMESSO PECCATO». E ha aggiunto:  «Perché la bestemmia sia peccato devono sussistere tre condizioni: la piena avvertenza, il deliberato consenso e la materia grave. Se manca una sola di esse, non è peccato. Nel caso relativo a Lerda ci sarebbe la materia grave, ma frutto di un forte condizionamento in atto, ovvero la partita di calcio, a condizionare la mente e lo stato psicologico». Nonostante tutto ciò ieri la Corte Federale, insensibile alle argomentazione del Sacerdote, ha deciso: squalifica confermata per Franco Lerda. DIO PERDONA, IL GIUDICE SPORTIVO NO.