MARCO PICCOLO

FAMIGLIA E PAZIENTE DEPRESSO, COSA FARE?, SCIENZA DELLA VITA, PSICHIATRIA, PSICOLOGIA, DEPRESSIONE, ATTACCHI DI PANICO


La prima cura per il depresso sono i suoi familiari. Famiglia come luogo naturale di cura e di contenimento. Famiglia come risorsa ineliminabile. CONVIVERE CON UN PAZIENTE DEPRESSO: ISTRUZIONI PER L'USO
 Ad evitare errori psicologici talora molto pericolosi, è opportuno tenere presenti alcuni princìpi molto generici, ma di valore pratico, su come va trattato il depresso a livello psicologico.IL DEPRESSO NON VA ANZITUTTO FRUSTRATO; è carente d'amore e questo amore
 non gli va negato; in preda alla disperazione, come si trova, deve essere scaricato da ogni responsabilità, decisione, attività; inutili le cosiddette « distrazioni» vissute - qualunque esse siano - come impegno angoscioso da chi, nelle forme più gravi, ha il solo desiderio di regredire alle fasi uterine, che tenta di realizzare rifugiandosi nel letto o nelle fantasie di morte. MAI FARE APPELLO ALLA COSIDDETTA «BUONA VOLONTÀ» (“fatti coraggio e reagisci”, ecc.)  in quanto significa aumentare
inutilmente i sentimenti di colpa. Anzi, nelle fasi più gravi della malattia, il malato va aiutato a realizzare pienamente il ruolo di «malato» che gli compete, non diversamente da un grave infartuato o tubercolotico, e deve essere consigliato a fare ancor meno di quanto non sentirebbe di fare: cioè spesso nulla. Solo durante la convalescenza è opportuno modificare questo atteggiamento e incoraggiarlo e sollecitarlo a riprendere gradualmente iniziative, cioè a riaffrontare la vita. Il depresso va ascoltato con pazienza, con benevolenza e comprensione nelle sue
 doglianze e lamentele, nelle sue pretese ed esigenze di una rapida guarigione, nelle sue proteste più o meno esplicite perchè questa non si realizza immediatamente, spesso nei suoi rimproveri angosciosi quasi i parenti ne fossero i responsabili. Occorre fare attenzione che questo atteggiamento, più o meno mascheratamente aggressivo del malato, non provochi reazioni negative o punitive da parte dei familiari, i quali devono invece mantenere un atteggiamento fermo e conseguente, ma sempre oblativo e affettuoso. 
Assistere in famiglia  il depresso è avere a che fare con un paziente  estremamente esigente, ma assai poco gratificante, e, salvo eccezioni, inadeguatamente riconoscente dopo la guarigione.