MARCO PICCOLO

RIFLESSIONE DELLA SERA, INQUIETUDINE, CRISI, OCCUPARSI E PREOCCUPARSI, PAURE QUOTIDIANE,


CRISI
La vita è una successione di crisi e di interrogativi. Che cosa si può fare per chi sembra così in crisi? Innanzitutto, è necessario lasciare la persona tranquilla e non porle domande. Giunge però il momento in cui occorre localizzare il conflitto con maggior precisione, discernere la causa del disagio.  I conflit­ti non localizzati, non comunicabili, assumono infatti proporzioni enormi, e le sofferenze che non si riesce a manifestare diventano insopportabili È innanzitutto opportuno riconoscere in sé o nell'altro la pre­senza di uno stato di sofferenza, accompagnato da un'incapacità di formularlo e di condividerlo, uno stato in cui la persona si sente in­feriore, povera e lacerata. Spesso chi vive queste situazioni non ha il coraggio di parlare di ciò che sta vivendo, perché pensa che nessuno possa comprendere il suo malessere. Si sente colpevole, come se non si avesse il diritto di parlare delle proprie ferite! Si pensa che, probabilmente, nessuno sarà in grado di capire e neppure di ascoltare. Molti fattori fan­no sì che la persona, invece di aprirsi e di condividere le proprie sof­ferenze interiori, si chiuda in se stessa, sulle sue tristezze e le sue fe­rite. Ci si chiude in una sorta di prigione.  La prima cosa da fare è parlare a qualcuno che possa compren­derci. La parola è comunicazione e comunione. Implica che si abbia fiducia in un altro essere, o almeno che questa fiducia stia per sor­gere.