Cos'è la bontà? L’essere buono? Forse la virtù di chi è d’animo sensibile e gentile, incline a volere e a fare il bene del prossimo; non in qualsiasi maniera, purchessia... bensì con delicatezza e premura, con prestazione generosa disinteressata e cordiale. Altrimenti non c'è bontà, o è qualcosa di smozzicato e malriuscito... IL FATTORE BONTÀ
C’è chi è sensibile al destino degli altri e cerca di procurar loro tutto il benessere possibile e di evitargli tutto ciò che li può fare soffrire… la bontà, infatti, è una disposizione interna che consiste nell'uscire da se stessi orientandosi verso gli altri. Secondo i credenti per essere buoni basta essere uomini (nel miglior senso della parola) perché il Creatore, formando il cuore dell'uomo, vi avrebbe infuso anzitutto la bontà come segnacolo della natura divina. In realtà non è così. Ad esempio: consideriamo spesso gli altri responsabili delle nostre disavventure? Siamo capaci di accogliere quello che succede senza diventare irritabili? Siamo capaci di invecchiare rimanendo flessibili? Ci impegniamo ad esprimere il nostro punto di vista con chiarezza ma anche con gentilezza? lo qui parlo della bontà. La quale non si identifica con la carità, sebbene tra le due ci sia strettissima relazione. La bontà, virtù naturale, offre alla carità un vasto ambito di realizzazioni pratiche. E a sua volta la carità, virtù soprannaturale, eleva a sé la bontà, le offre motivazioni trascendenti, un'efficacia spirituale di comunione assai estesa, una forza nuova. Così una qualità "inattuale" come la bontà può rivelare un potere dirompente soprattutto nell'epoca odierna, in cui i rapporti fra esseri umani sono sempre meno autentici e sempre più formali. E’ la bontà che rende la vita degna di essere vissuta e ogni attacco rivolto contro di lei è un attacco contro le nostre speranze.