MARCO PICCOLO

LA RIFLESSIONE DELLA SERA, SOTTO IL SEGNO DI BABELE


Il dialogo non è semplicemente una forma di comunicazione privilegiata che attraversa le distanze tra l'io e il tu, alla ricerca di quella tensione unica (ma non univoca), unitaria (ma che salvaguarda la dualità), che appartiene a ciascuno di noi. E che svela noi a noi stessi, proprio mentre incontriamo l'altro. DALLE PAROLE AL DIALOGO  
Prima di dire che cosa è il dialogo, è bene dire che cosa non è il dialogo.  Mi limito ad alcune affermazioni: il dialogo non è una successione di monologhi, una semplice conversazione, un inse­gnamento magisteriale, un dibattito ideologico, una discussione, un'informazione ...  Alcuni intendono il dialogo come uno strumento di comunica­zione: la comunicazione, a sua volta, può creare la comunione. Io  preferisco definire il dialogo come un'autentica relazione interpersonale, per cui l'uno dona all'altro non solo quello che sa; non solo quello che ha; ma quello che è. Questa auto donazione reciproca comporta l'attuazione di alcu­ni atteggiamenti, da vivere reciprocamente.  1.LA RIVELAZIONE DI SÉ:   io rimuovo il velo che ricopre il mio mi­stero interiore, io dico me stesso, io mi esprimo.2.LA DONAZIONE DI SÉ:  io mi metto a disposizione dell'altro, della sua crescita, della sua maturazione, della sua realizzazione, fino al­l'oblio e al sacrificio di me.3.L'ACCOGLIMENTO DELL'ALTRO:  io accolgo l'altro con fiducia, perché l'altro è persona e quindi merita di essere accolto. In questo accoglimento accetto anche i suoi limiti e i suoi difetti, facendoli diventare occasione di maturazione per me. Perché una persona diventi capace di DIALOGO occorre che si for­mi alle virtù psicologiche e morali del dialogo: la prudenza, la di­screzione, la fiducia, la sincerità, l'apertura, la confidenza, il rispet­to, l'amore oblativo, la dolcezza, l'affabilità, il bel tratto, la gioia, l'a­scolto, la segretezza, la comprensione, la misericordia, l'accettazio­ne dei difetti altrui, la gratuità, la fedeltà ...Scendendo dalla teoria alla pratica, si deve dire che il dialogo perfetto è una realtà mai raggiunta. Ogni stadio raggiunto non è, in realtà, che un punto di partenza per camminare verso orizzonti ul­teriori.