Fin dalle origini ed in tutte le civiltà, l'uomo è ricorso a dei riti per esprimere a se stesso il senso della propria vita, per metterla in relazione con un mistero che lo circonda e lo sorpassa, per invocare le divinità, rendere loro omaggio o ringraziarle.... RITI CHE FORMANO E TRASFORMANO
Anche in un mondo secolarizzato le celebrazioni e i riti occupano un posto rilevante, sia che riuniscano un gruppo di amici o una classe sociale, una città o una nazione, oppure tutto il mondo; alcune di tali celebrazioni ritornano secondo un ritmo periodico, mentre altre sono provocate da un avvenimento inatteso che segna la storia del gruppo o del mondo. Nello spiegarsi infinito della loro diversità, le celebrazioni seguono tuttavia qualche regola fondamentale.
Esse hanno sempre, come punto di partenza e come oggetto, un avvenimento della vita umana o in relazione alla vita umana. Hanno un carattere collettivo o almeno riuniscono parecchi partecipanti. Esse si richiamano non soltanto al linguaggio della parola, ma anche al linguaggio dei gesti e dei simboli e osservano certi riti tradizionali. Si svolgono in un clima di emozione, di comunione e, generalmente, di gioia e di festa. Quando si tratta di celebrazioni religiose, la loro intenzione è quella di celebrare la vita dell'uomo nei suoi momenti salienti, collegandola al Mistero; oppure, secondo un altro punto di vista, esse cercano di celebrare la Divinità che si rivela e si comunica agli uomini con la sua potenza. Il rito però non
appartiene a nessun ambito specifico dell'esistenza non è esclusivo del sacro né del profano, non è prerogativa dell'uomo religioso né di quello secolare; non è fenomeno unicamente soggettivo, né unicamente collettivo, non ha scopi solamente propiziatori né solo gratulatori. Il rito appartiene alla normalità e alla patologia; è presente nelle culture arcaiche e nella civiltà postindustriale; è praticato da persone ingenue e superstiziose e da persone intellettuali e razionali. Il rito è dell'uomo.