L'ATTESA
L'attesa, se non vuole essere insensata, esige qualcuno atteso qualcuno che finalmente viene, si fa incontrare. In questo senso l'attesa si trasforma in un andare incontro, in un tenersi pronti, vigilanti, desti. L'attesa viene vissuta come un movimento, un dinamismo, un'ansia gioiosa. I ritmi della vita attuale sempre più convulsi, gli ingranaggi di un sistema che mira a pianificare sempre più il margine dell'imprevisto: tutto deve essere «computerizzato», classificato, neutralizzato, assicurato... Allora che cosa e chi aspettare? Attendere può apparire un'esperienza banale, fonte di noia, quando non di frustrazione: attendere l'autobus, il treno, una persona che ti fa perdere tempo; in fila in un ufficio; attendere il giorno dello stipendio, della magra pensione; attendere l'esito d'un esame clinico foriero di brutte notizie; attendere un miglioramento che non viene ... E, puntuali, paiono arrivare solo cose, fatti, incontri rattristanti, notizie non buone, aumenti di prezzi, inconvenienti d'ogni sorta. Se l'esistenza è tutta e solo così, perché non riusciamo a farci l'abitudine? Come ci viene in mente di essere così esigenti da valutare «meschine», «squallide» certe attese e certe risposte alle attese? Non ci sono proprio mai momenti nei quali ad un'attesa tien dietro un incontro, una scoperta, un venire incontro, un lasciarsi scoprire, degni d'essere vissuti? Certo, non possiamo negarlo, queste esperienze le facciamo e sono fonte di autentica gioia: un antico sapore ritrovato, un luogo, un volto; un rapporto d'amicizia e d'amore ricercato, sofferto, cementato; un servizio, una dedizione scelta come radice di senso per la vita... Tutto questo val la pena d'attenderlo, di cercarlo, d'andargli incontro, di tendervi con la mente e il cuore.