MARCO PICCOLO

IL CASO DEL GIORNO,Barbie nigeriana, Boom di vendite per Queen’s of Africa, la Barbie nera è terapeutica


La bambola etnicamente connotata sarà la nuova frontiera da conquistare per un’integrazione che non corrisponda all’appiattimento delle diverse culture...  Boom di vendite per Queens of Africa, il modello di colore della Mattel. Il creatore nigeriano: «Ero stanco di vedere mia nipote alle prese con bambole che non le somigliavano. Anche i giocattoli trasmettono valori». L'INTEGRAZIONE...  CON LE BAMBOLE
Molte famiglie residenti in Europa ma di origine africana, sentono il bisogno di mettere in mano ai loro bambini dei giocattoli che possano aiutarli a ricostruire un tramite con la loro cultura nativa.   E’ per questo che un uomo d’ affari nigeriano Taofick Okoya ha creato dal 2007 il marchio “Queens of Africa” che produce delle simil-Barbie africane, in tre versioni che per acconciature abiti e accessori tradizionali riproducono le tre maggiori etnie della Nigeria. Oggi, la sua azienda ha una quota di mercato di Mattel e numeri di vendite insospettabili prima che qualcuno pensasse a questo nuovo prodotto.  Da noi le bambole nere sono sempre esistite, generazioni di bambine dagli anni 50 in poi hanno sempre avuto nel loro cestone dei giocattoli quella con la pelle scura, mamme e nonne la definivano «la negretta» e in realtà era identica alla versione bianca, solo realizzata in plastica marroncina. Gli occhi erano, chissà perché, verdi e i tratti del viso identici alla versione base. Un residuo sommerso -scrive G. Nicoletti-  e forse nemmeno consapevole di retaggi colonialisti, sulla traccia di memorie passate in cui le faccette nere facevano parte del patrimonio culturale nazionale.   La bambola etnica made in Nigeria ha invece una funzione culturale del tutto antitetica: serve a ricostruire nelle bambine una più solida autostima legata alla loro indubbia differenza d’aspetto, in una società in cui il valore estetico è legato a modelli con cui per loro è impossibile fisiologicamente immedesimarsi. Non è cosa da poco porsi un problema simile, che naturalmente dovrebbe dare già per scontato che il pregiudizio “ambientale” rispetto all’ integrazione sia un problema superato. Ci potremmo altrimenti aspettare che qualcuno inizi presto a cavalcare una battaglia per la riconquista dell’ordine naturale anche per le bambole, rivendicando una rigida prevalenza nello scaffale del giocattolaio di modelli che ricordino la classica moglie mamma osservante sottomessa e senza minimo tentennamento nell’ identit, conclude G. Nicoletti.