MARCO PICCOLO

POST 8527, IL BUON SAMARITANO NON ABITA NEL WEB


RIFLESSIONE DELLA SERA La persona buona la immaginiamo dotata necessariamente di compassione. Parlare di compassione in web? Molti blogger  la riguardano con disprezzo, orgogliosamente compassionando i compassionevoli. Al contrario,  la natura stessa ci porta ad amare i nostri simili e ad esser contenti del loro bene, così fa sentire pena per chi soffre. La compassione, infatti, è sentimento innato in ogni persona normale, degna di apprezzamento e di rispetto. «La compassione che nasce nnell'animo nostro alla vista di uno che soffre è un miracolo della natura, che in quel punto ci fa provare un sentimento affatto indipendente dal nostro vantaggio o piacere, e tutto relativo agli altri, senza nessuna mescolanza di noi medesimi» (G. Leopardi). Il Foscolo giunge a dire: «Tu, o compassione, sei la sola virtù; tutte le altre sono virtù usuraie». Quante buone azioni - ammirevoli, disinteressate e generose - ispira la pietà per chi soffre!  Il buon Samaritano della famosa parabola evangelica è divenuto la figura classica della persona compassionevole. Lui solo «si mosse a pietà» e si prese cura dello sventurato. Invece, il sacerdote ebreo prima e il levita dopo guardarono e passarono oltre. Per costoro l'aggredito dai briganti e lasciato mezzo morto non era che un oggetto di momentanea curiosità. La compassione, aprendo il cuore a «sentire con gli altri» le loro pene e mali, porta a condividerli e alleviarli, anche quando non fosse possibile la presenza fisica e la presa diretta di contatto così come accade nel web.