MARCO PICCOLO

RIFLESSIONE DELLA SERA, L'UOMO E IL MONDO, OGNI RIFERIMENTO È PURAMENTE CASUALE


Il mondo, al contrario di quello che si crede, non è lo sfondo anonimo della nostra esistenza, il luogo, uguale per tutti, dove viviamo. Ma fra noi e il mondo c'è un'intima correlazione. Il suo significato si spinge oltre i dati sensibili. In altri termini :   ciò che vediamo nelle cose, quanto queste  ci dicono,  dipende esclusivamente da come siamo.  LA COMUNITÀ DEL DISINCANTO  
  Il mio mondo, i miei progetti, le relazioni umane, i semplici fatti che accadono ogni giorno sono intonati a me stesso, alla mia identità personale, professionale e familiare, al modo di declinarmi in tutto ciò. Una malattia, un lutto, uno scacco professionale possono mutare la fisionomia delle cose. Il lavoro cesserà allora di essere rassicurante, non sarà più lo stimolo per un progresso, ma il simbolo della perdita e del fallimento. Nè parleremo per questo, semplicemente, di una proiezione dei miei sentimenti sulle cose esterne, ma è la mia posizione nel mondo che è mutata, il mio modo-di-essere. I miei progetti fanno parte di me e il loro mutamento è correlativo al mio. Ad esempio, la visione ambientale del depresso, la sua percezione di un mondo squallido e privo di senso, la degradazione delle cose e il declinare del futuro non esprimono forse, meglio di qualunque introspezione, la sua condizione reale?
Egli vede il mondo per come è egli stesso; questo è realmente il suo mondo. Il nostro mondo "normale" è diverso, è ancora ricco di agganci, ancora significativo ed aperto all'esperienza. Ma questo confronto non può avere alcun senso per il malato. E nulla ci autorizza a stabilire se le sue percezioni siano più o meno «vere» delle nostre, a trasformare subito in sintomi queste differenze, perdendo di vista il significato intrinseco dei fenomeni che egli esprime.