MARCO PICCOLO

RIFLESSIONE DELLA SERA, IDEE, PENSIERI, OPINIONI, SUGGESTIONI... PER UN NUOVO GIORNO


Chi potrebbe supporre che una grave malattia del corpo non sia anche una malattia della psiche? O al contrario, che una sofferenza psichica non sia anche una sofferenza del corpo?  Chi potrebbe convincere un malato di cancro che il mondo è rimasto quello di prima, che gli altri hanno lo stesso significato, che, non loro, ma il loro involucro materiale, è minacciato dalla morte?IL CORPO: LO SPECCHIO A DUE FACCE Sto scrivendo. Cerco di raccogliere le idee poi le traduco rapidamente nei segni che traccio sul foglio. Tutto il mio corpo partecipa a questo lavoro, vibra dello stesso sforzo creativo. Coincide con me; mi è tanto vicino che lo percepisco appena, e sempre in modo straordinariamente indistinto. Esprime direttamente la mia tensione comunicativa, i miei significati. Non è lo strumento meccanico destinato a trascrivere i messaggi della mente, né l'involucro opaco che mi racchiude. Ma è il corpo-che-sono, assai più vicino alla sfera dell'essere che a quella dell'avere. Rappresenta il mio esserci, la mia relazione originaria con il mondo e con gli altri.  Non è dunque un semplice possesso, il mio corpo, o almeno non lo considero tale mentre lo vivo e lo agisco. Mi appartiene, naturalmente, so di averlo; ma nulla mi costringe, abitualmente, a concentrarmi su di esso, su questa cosa che ho e della quale, volendo, posso avvertire la materialità. In altri momenti, questa riprende il sopravvento.  Chi potrebbe convincere, anche una soltanto fra i dieci milioni di persone che, ogni anno, scoprono di essere malate di cancro che il mondo è rimasto quello di prima, che gli altri hanno lo stesso significato, che, non loro, ma il loro involucro materiale, è minacciato dalla morte? Chi potrebbe supporre che una grave malattia del corpo non sia anche una malattia della psiche? O al contrario, che una sofferenza psichica non sia anche una sofferenza del corpo, almeno nel senso di corpo-che-sono? In questo senso, il corpo di cui si lamenta il neurastenico non è lo stesso di cui si occupa il medico che lo rassicura affermando che  "non ha niente". L'astenia del depresso, la trasformazione corporea e la persecuzione fisica dello schizofrenico non rivelano forse questa correlazione fondamentale fra il mondo e il corpo? L'orizzonte esistenziale si restringe bruscamente. Il malato è costretto ad essere-per-il-proprio-corpo, entra in un mondo gonfio di sofferenza e di oscure minacce...