MARCO PICCOLO

ALUNNO FA CADERE LA MAESTRA, DENUNCIATI I GENITORI PER "OMESSA EDUCAZIONE", PRIMO CASO IN ITALIA, CLAMOROSO


La maestra ha  trascinato davanti al Giudice  i genitori di un bimbo per “aver omesso di  impartire  al figlio la dovuta educazione”: lo ha fatto dopo  essere caduta tra i banchi di scuola per una spinta da parte dell’ alunno ritenuto “ un po’ vivace”  ma non  portatore di handicap....  LA MAESTRA: "VOGLIO GIUSTIZIA !"
Sul  banco degli imputati,  a Olbia, la mamma e il papà  di un fanciullo  che,   due anni fa,  tirò un calcio e diede una spinta alla sua maestra facendola cadere. I genitori  devono rispondere penalmente e civilmente del comportamento del figlio. Dopo la seconda udienza  il Giudice ha rinviato la causa a giugno affidando, nel contempo, ad un neuropsichiatra infantile  l'incarico di svolgere una perizia sulle reali condizioni psico-fisiche del bambino. 
IL FATTO PER CUI E' PROCESSO.   Sono passati esattamente due anni da quando il bambino - mentre correva per la classe e cercava di uscire dall’aula -  tirò un calcio e diede una spinta alla maestra. Lei cadde a terra tra i banchi ma poi si rialzò e  portò a termine la lezione.  Tornata a casa si sentì male e fu accompagnata  al pronto soccorso  dove  fu curata e giudicata guaribile con prognosi di gg. 15.  Due mesi  dopo, la maestra ha denunciato i genitori ed è iniziato l’iter  giudiziario. Allo stato,  i genitori hanno presentato la documentazione (tardiva) degli specialisti dell’ASL  che attesta come il minore sia affetto da una “lieve forma di autismo”.
La maestra però  non ha  abbandonato la causa  e il processo continua. Accanto alla famiglia c'è l'associazione “Sensibilmente”  che ha richiesto l’intervento del ministero per un'indagine interna su quest'insegnante che, nonostante la diagnosi, non fa un passo indietro: «È un caso emblematico, in cui si evidenzia l’incapacità da parte dell’insegnante di capire e aiutare il suo alunno – dice la presidente dell’associazione Veronica Asara – All’epoca dei fatti, il bambino era in fase di diagnosi, ma davanti a comportamenti che evidenziano gravi difficoltà, è davvero necessario un certificato o basterebbe un po’ di umana comprensione? »