GRIDI DI VITA
La tensione dell’essere umano oltre se stesso verso un infinito altro di cui egli avverte la nostalgia ha un riscontro esistenziale nella percezione che, in modi diversi, ciascuno di noi ha della propria fragilità e della propria miseria. Non si tratta solo dell’ansia di conoscere per vie diverse dalla pura razionalità scientifica ciò che il mistero della realtà e della vita nasconde ma di dare una risposta pratica al bisogno struggente di felicità che cova nel cuore di ognuno come un’invocazione. In psicoanalisi si afferma che “siamo stati tutti dei gridi perduti nella notte” e che “il luogo primario della umanizzazione della vita è quello del grido perché esso esprime l’esigenza della vita di entrare nell’ordine del senso, esprime la vita come appello rivolto all’altro”. Il grido cerca nella solitudine della notte una risposta nell’altro. E’ questo grido che esprime l’esigenza di salvezza. Non ci si salva da soli. E' nota la storiella del barone di Munchausen che pretendeva di essersi liberato una volta dalle sabbie mobili tirandosi per i capelli. Questo è impossibile. Una persona per salvarsi ha bisogno che un altro lo aiuti per questo tutta la sua vita è un grido silenzioso verso questo altro sconosciuto.