Negli ultimi giorni abbiamo assistito, soprattutto nei social media, a grandi discussioni su burkini, facekini, veli, donne, corpo, suore, libertà, a volte sfiorando il ridicolo in alcuni commenti. Il tema è caldo e non si può sviscerarlo in un post, mi limito a suggerire di prestare attenzione quando si dibatte sul corpo e sul modo di vestire delle donne perché, normalmente, se si fa eccezione per l’ultimo secolo in occidente, sono stati sempre i maschi a decidere come le donne dovevano vestire e come dovevano usare il loro corpo. Purtroppo anche i dibattiti di questi giorni sul divieto di burkini continuano ad essere, molto spesso, dialoghi tra maschi sulle donne. Non si rispettano le donne musulmane quando si discute sul loro burkini in spiaggia con grande ignoranza storica e religiosa della donna e del corpo nell’Islam e in molte altre culture e senza sapere se per quelle donne l’alternativa è tra il burkini e il costume oppure tra il burkini e lo starsene chiuse in casa. E non si rispettano le suore quando si mostrano foto dei loro bagni con l’abito magari non sapendo che in quelle foto sono con l’abito perché accompagnano i bimbi al mare. E quando non si rispettano quelle donne musulmane, quelle donne cattoliche suore non si rispettano le donne tout court . Quando si parla del corpo delle donne e dei loro vestiti, soprattutto se a parlarne sono uomini, ci sarebbe bisogno di un momento di raccoglimento per fare prima memoria delle infinite ferite che quei vestiti e quei veli hanno coperto e coprono e dopo, solo dopo, iniziare a parlare e sempre a bassa voce e in nostra compagnia. Altrimenti non solo si dicono sciocchezze ma si continua a fare violenza sulla donna.