La tenerezza è la forza più umile, eppure la più potente per cambiare il mondo. La tenerezza non è la virtù del debole; anzi, al contrario, denota fortezza d'animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all'altro, capacità di amare...
L'uomo del terzo millennio si sente onnipotente: è razionale, calcolatore, tecnologico e si dà un gran daffare per produrre tutto con processi di automazione e di computerizzazione. Con questa mentalità, anche quando si è in “vacanza” si fa fatica a comprendere la tenerezza; la si giudica un residuo di un'altra epoca, un infantilismo, un' espressione femminile, una debolezza o una callida tecnica di adescamento... Nella tenerezza non esistono disuguaglianze e se ve ne sono si cancellano. La tenerezza si manifesta in gesti e movenze che esprimono felicità per la presenza dell'altro, attenzione, cura, gratitudine, delicatezza, dolcezza. Ne abbiamo un'immagine nella tenerezza che la madre riversa sul figlio, sia esso sano o bisognoso di cure, buono o cattivo. La sua tenerezza verso di lui esiste ancora prima che nasca, senza conoscerlo.