MARCO PICCOLO

PROCESSO O DECESSO DELLA GIUSTIZIA?


Come era nella previsioni, la sentenza della corte di Torino per il fatto di Cogne è stata di condanna. La posizione dell'accusata era assai compromessa  ma proprio in appello è sopraggiunta un'ulteriore prova, probabilmente decisiva. L'assassino indossava gli zoccoli e il pigiama, e gli indumenti sono proprio quelli della padrona di casa (i periti hanno ricavato tale conclusione dalle macchie di sangue e dalla loro collocazione).Qui si è chiuso sostanzialmente il discorso sulla responsabilità fisica, non apparendo ragionevole invocare l'ipotesi, anzi la mera congettura, di una alternativa di qualche consistenza.  Malgrado ciò la condanna continua e continuerà a sollevare perplessità e discussioni.  Se Annamaria Franzoni è sana di mente (come è stata giudicata dai periti e come si è ritenuto anche da parte della Corte) si tratta di un delitto psicologicamente assurdo, inspiegabile, al punto da dare corpo anche a dubbi che altrimenti non troverebbero alcun diritto di cittadinanza. Nessuna madre normale massacrerebbe il suo bimbo di tre anni senza alcuna ragione al mondo. Eppure la Corte ha detto che è stata proprio lei, Annamaria Franzoni, a compiere il massacro. Secondo L’ ACCUSA,  la MAMMA avrebbe ucciso in uno stato d'ira incontenibile, per effetto di un banale capriccio del bimbo, e avrebbe usato un oggetto di comune uso in casa. Non convince molto tale tesi, anche se nessun'altra spiegazione appare soddisfacente e adeguata .Una volta per un fatto del genere, ma con un'altra legge e la presenza della giuria (c'era l'istituto della cosiddetta forza irresistibile i giurati andavano in camera di consiglio da soli, senza la presenza dei magistrati togati) la Franzoni SAREBBE STATA  ASSOLTA . Oggi, INVECE,  si pretende di capire tutto, e i periti che non sono riusciti a trovare una precisa causa psicologica, anzi psichiatrica del delitto, ne hanno alla fine negata la stessa esistenza. Ma il mistero è rimasto, e l'attenzione morbosa dell'opinione pubblica, sia pure a tanti anni di distanza dai fatti, sta lì a testimoniarlo. INSOMMA GIUSTIZIA È STATA CERTAMENTE FATTA SE CI RIFERIAMO AL PROBLEMA DELL'IDENTIFICAZIONE FISICA DELL'AUTORE DEL DELITTO, MA RESTA L'ENIGMA DEL PERCHÉ E SOPRATTUTTO QUELLO DELL'IDENTITÀ PSICOLOGICA O PSICHIATRICA DELLA PROTAGONISTA. Del resto la concessione delle attenuanti generiche si spiega psicologicamente proprio per la persistenza del mistero ancora irrisolto. Il delitto di Cogne continuerà, in tal modo, a far discutere, come sempre accade quando i motivi supposti o indicati non spiegano del tutto il gesto incriminato. FORSE COGNE È DESTINATO A PASSARE ALLA STORIA COME IL DELITTO SENZA UN PERCHÉ, OPPURE COME UN ATTO DI ORRORE PURO MA INCOMPRENSIBILE. ED È PROPRIO QUESTO CHE NE RENDE ELEVATISSIMO IL MORBOSO INTERESSE DELLA GENTE, CONFERMANDO QUINDI CHE IL VERO PROBLEMA INDECIFRABILE È L'ANIMO UMANO CON LA SUA ASSOLUTA INSONDABILITÀ.