MARCO PICCOLO

PEDOFILIA: L'INFERNO DEGLI ANGELI


Il rinnovato interesse dimostrato negli ultimi vent’anni nei confronti dell’abuso sessuale all’infanzia ha favorito la produzione e la diffusione di numerosi studi che, da un lato, hanno contribuito ad affievolire alcuni stereotipi e pregiudizi che caratterizzavano il fenomeno, dall’altro, hanno permesso una più profonda ed ampia conoscenza della violenza sessuale in danno di minori, affrontando sempre più spesso il problema attraverso un approccio interdiscliplinare, nel tentativo di comprendere in maniera più corretta possibile un argomento così complesso. Varie ricerche hanno ormai smentito lo stereotipo del “mostro”, maniaco anziano e psicopatico che violenta i bambini, benché continui ad essere presente nell’immaginario collettivo.  Si è visto, inoltre, come pochissimi  bambini vengano abusati da uno sconosciuto e come la maggior parte degli autori del reato siano, invece, persone conosciute al minore, con un’età compresa fra i 30 e i 68 anni. Rispetto al passato si è rilevata anche una maggiore visibilità del fenomeno cui hanno contribuito non poco il grande potere di alcuni mezzi di comunicazione di massa  . Se un tempo il pedofilo coltivava la sua perversione nella solitudine, oggi invece ha la possibilità di collegarsi con altri come lui o simpatizzanti, di sentirsi sostenuto e legittimato nei suoi desideri, di alimentare continuamente la propria fantasia con un ricco materiale pornografico e di soddisfare le proprie pulsioni in qualche viaggio o “avventura esotica”. Attualmente sappiamo, inoltre, che la maggior parte dei bambini vittime di abusi sessuali non racconta, quasi mai, a nessuno, quello che gli sta succedendo, e  che solo pochi minori abusati presentano significativi traumi fisici tali da essere facilmente rilevabili dai pediatri. Più spesso sono presenti sintomi di natura psicologica e comportamentale la cui aspecificità, però, non  permette di ricondurli immediatamente e con sicurezza all’ipotesi di un abuso sessuale. In proposito, anzi, dagli studi condotti in materia è emerso come sia particolarmente difficile e complesso per gli operatori psico-sociosanitari e giudiziari “diagnosticare” in un soggetto minorenne questo tipo di violenza; si tratta, infatti, di un’indagine che deve avvenire in maniera particolarmente attenta, scrupolosa e critica, non solo per approntare tempestive e adeguate misure di tutela e di sostegno nei confronti del minore abusato, ma anche per evitare il rischio di attribuire determinati sintomi esclusivamente all’abuso sessuale senza prendere in considerazione tutte le altre ipotesi cui potrebbero essere riconducibili.