QUANDO LA MENTE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO MALATTIE PSICOSOMATICHE E STRESS
AVVERTENZA: QUESTO POST INTERESSA SOLO QUEI MIEI TRE AMICI CHE SI OCCUPANO DI PSICOSOMATICA, E' SCONSIGLIATO A TUTTI GLI ALTRI AMICI IN QUANTO NOIOSISSIMO.Le malattie psicosomatiche stanno attraversando un momento critico. Dopo aver spaziato in lungo e in largo e aver indotto molti biologi, medici e psicologi a trovare connessioni tra stato emotivo e malattie varie, tra cui il cancro, l'infarto, il diabete, l'artrosi, la senilità precoce, la psicosi e via via, ci si trova a dover affrontare un riesame della materia. Con tale riesame si qualificano i 4 stadi del rapporto psiche-soma, dove quel soma dovrebbe indicare corpo ma in realtà è qualcosa di più ampio perchè comprende anche il corpo della famiglia, della società, dell'ambiente di lavoro e di vita. Come se la malattia psicosomatica potesse investire tutto ciò che riguarda l’esistenza stessa di una persona. Ma vediamone le tre componenti, a cominciare dal sistema ipotalamico che reagisce automaticamente alle situazioni esterne (modificando il ritmo cardiaco, influenzando la fame e la sete e la respirazione e la contrazione dei vari visceri). Compartecipa il sistema limbico che modula l'attività dell'ipotalamo smorzandone eventualmente le reazioni. Infine il tutto perviene alla corteccia cerebrale che valuta, discrimina, razionalizza, attenua, esalta, decide. La corteccia o mente è dunque il deus ex machina: ha questa compito direttivo. Ma se l'impatto con i fattori esterni è forte, per cui limbo e ipotalamo ne sono squassati, la mente non è in grado di ricomporre la materia, di ripianare o valutare criticamente o sublimare, con l'occhio dell'esperienza, la situazione. Alcuni malati quando fanno la loro cronistoria dicono a volte: sino a quel periodo io mi barcamenavo, ma quella notizia, quel giorno, mi ha disarcionato. Quando esiste "quel giorno", quel ricordo, quella situazione si ha veramente l'impressione che il vento di fronda della vita abbia creato un furioso scontro dirompendo ogni equilibrio. E tuttavia la mente può riequilibrarsi, sanare, rinormalizzare. Questa la nuova dinamica dello stress e delle malattie psicosomatiche. La corteccia cerebrale può sconfiggere i malanni del limbo e dell'ipotalamo. Può arrestarli. Bisogna dunque considerare l'influsso della mente sulle funzioni corporee, della volontà sugli istinti, della coscienza sull'inganno dei sensi, della scelta motivata sugli istinti. Si va ormai delineando questa strategia esistenziale, la si vede da molti atteggiamenti nuovi, da parole più sagge. Ma a sostenere il principio della possibilità di influire con la mente sulle nostre funzioni corporee si richiedeva un esperimento cruciale, che è finalmente venuto e che dobbiamo, per primi, ai dottori Jerwing, Wilson e Davidson della Università della California. La principale difficoltà per uno sperimentatore viene dalla scelta del tema d'esperimento, poi dalle modalità con cui esso può essere affrontato. Ed è qui, in questa fase di modalità che molti cadono, diventano ipertrofici, iperbarici (pesanti) e persino confusivi. Ebbene, i nostri della California sono stati elementarissimi ma concreti, numerici, verificabili. Hanno preso vecchi meditazionisti - cosi si definiscono le persone aduse alla meditazione trascendentale - e hanno valutato la loro capacità, durante la meditazione, di bloccare gli stimoli negativi che il cervello lancia sul corpo. Tra questi stimoli il più noto e il più semplice è quello dello stress. Se una persona è eccitata o ansiosa, e stressata per questa o quella ragione, tu puoi verificare e quantizzare il fatto attraverso la valutazione del cortisone nel sangue. Se c'è stress il cortisone può aumentare anche di 10 volte. E’ risultato che i meditazionisti non fanno cortisone, resistono impavidi allo stress, è come avessero interrotto i fili che uniscono il cervello con il corpo. La controprova è stata fatta con altri meditazionisti di prima leva, nuovi alla tecnica meditazionale. In costoro non c'e stata interruzione dei fili, la mente avverte 10 stress e 10 rilancia nel corpo. Si intravede in questa ricerca la totale conquista dell'uomo. E’ ben noto che i grandi scienziati erano in grado(lo diceva già Schopenhauer) di bloccare nella mente gli stati negativi, la confusione derivata da un ambiente anomalo, gli stress personali e sociali. Di loro si poteva dire «di tutto soffrono e di nulla soffrono», capaci di arginare le molestie cerebrali. «I pensieri possono ucciderti, ma tu sei abbastanza forte per uccidere i tuoi pensieri», dice Shakespeare. E più prosaicamente si potrebbe dire «io sono come un gong, più mi battono e più suono», oppure : non esiste il bene o il male, ma è il pensiero che lo fa tale».