MARCO PICCOLO

LE RAGAZZINE IN VIALE ABRUZZI


SANTANCHÈ E LA CALDA NOTTETRA LE BABY-SCHIAVE DI MILANOparte di indagine giornalistica pubblicata dalla mia carissima  M. CORBI.VIALE ABRUZZI, DIECI DI SERA, UN LUNGO STRADONE ALBERATO A RIDOSSO DEL CENTRO. INIZIA DA QUI, DA QUESTO CROCEVIA DI PROSTITUZIONE, TRA VIA PICCINNI, VIA MONTEVERDI E VIA PAGANINI, IL VIAGGIO NELLA NOTTE DI DANIELA SANTANCHÉ CHE IN QUESTA LEGISLATURA, ANCHE SENZA POLTRONA IN PARLAMENTO, HA LANCIATO UNA BATTAGLIA CHE HA SCOSSO PALAZZO E SOCIETÀ CONTRO LA LEGGE MERLIN. Oggi siederà a un tavolo «trasversale» in Parlamento con Pdl e Pd per parlare proprio di questo. «Bisogna avere il coraggio di scendere in strada per capire di cosa si parla. I politici vivono in una bolla e dicono cose che spesso non hanno nessun legame con la realtà». E ALLORA ECCOLA QUI, TRA LE BAMBINE DELL’EST DI VIALE ABRUZZI che vengono messe in strada dai loro aguzzini quando è buio ma non ancora notte, perché dopo, dalle due, lasciano il marciapiede ai viadosInsieme alla leader della Destra una consulente speciale, ALMA, ANZI ADELINA come si fa chiamare questa ventenne albanese da quando si è liberata dalle catene della prostituzione. E’ lei che porta Daniela dalle sue ex colleghe. In via Piccinni, la giovane che in minigonna aspetta un altro che la carichi avrà 15 anni. «Perché vendi il tuo corpo?» le chiede la Santanchè. Lei, risponde che è una sua scelta, ma dopo un po' ammetterà che a casa l’aspetta «il fidanzato» a cui dovrà dare i soldi. Quanti? «Trenta euro a volta, in qualche ora guadagno 200 euro». Ma Adelina la contraddice e le fa vedere che se solo si mette all’angolo della strada riesce a strappare in pochi minuti 50 euro. Mariana ha sedici anni, è ancora sullo stesso pezzetto di marciapiede alle 3 di notte anche se accanto a lei ci sono ormai quasi solo viados. «Ho bisogno di soldi», dice con gli occhi spenti. «Ho diciotto anni», assicura. Ma poi, dopo una lunga conversazione, AMMETTE DI AVERNE 14 ANNI «quasi 15». «Siamo tutte ragazzine qui», ammette. «Ma credete che espellerci serva a qualcosa?». Adelina ne approfitta per spiegare alla Santanchè che «L’ESPULSIONE NON RISOLVE NULLA PER LE RAGAZZE». «PERCHÉ QUANDO CI ACCOMPAGNANO ALLA FRONTIERA E CI CONSEGNANO ALLA POLIZIA ALBANESE, POI SONO GLI STESSI POLIZIOTTI CHE CI VENDONO DI NUOVO AL RACKET. E’ SUCCESSO ANCHE A ME TRENTA VOLTE». Adelina racconta la paura mostrando i segni, si abbassa i pantaloni e fa vedere una cicatrice: "Mi è stata fatta con un coltello pieno di sale per farmi passare la voglia di scappare".