RIFLESSIONE
L'INSICUREZZA COME COMPAGNA DI VITALA SOCIETA' CIVILE sembra considerare la guerriglia, la violenza, la minaccia, il terrore, la menzogna un codice di comunicazione possibile perfino negli stadi o nella metropolitana Poiché, invero, la gente subisce tutto questo ormai con rassegnazione. Così si può mentire, diffondere ad arte voci tendenziose, utilizzare la morte di bambini non avvenuta, per minacciare e terrorizzare, poi guerreggiare, distruggere, devastare. È così permeata la società dal senso di immanente distruttività che circola ovunque nel mondo da non sapersene più difendere. È un'epidemia dove i polli colpiti sono esseri umani che si credevano aquile. E che, invece, non controllano neppure più alcuna delle situazioni nelle quali la vita sociale è, naturalmente, quotidianamente calata. Al punto che ad essere insicuri non sono più soltanto i lontani paesi in via di sviluppo o il Medio Oriente che brucia da anni o i Balcani, l'Iraq, l'Afghanistan, il Tibet, l'Iran! Ad essere insicuri sono i treni, gli aerei, i bar sotto casa, i parchi e i campi da gioco. Ad essere insicuri sono i palazzi e le metropolitane, i tram, i bus, le barche, le navi. La vita di ciascuno nel cuore di ciascuno. E il futuro. Il dominio del terrorismo alza l'onda nera e travolgente della sua piena e tutto ricopre. Cosicché non bastano le voci che gridano nel deserto «i no alla guerra». La pace non è possibile se non la si agisce e se, invece, ogni possibilità di agire è nelle mani dei signori della guerra. Agire la pace vuol dire «dichiararla». Vuol dire fare un patto assoluto e fermo tra tutti quelli che la vogliono. «La pace può scoppiare» proprio come «scoppia la guerra».