MARCO PICCOLO

RIFLESSIONI,PENSIERI,PSICOLOGIA, BAMBINI E LINGUAGGIO, CORSIVO BREVE, GIOCATTOLI PARLANTI,


CORSIVO BREVEBALOCCHI TECNOLOGICI E PARLANTI
Il balocco tecnologico ci toglie preoccupazioni didattiche, ci allevia le fatiche della tradizione orale, ma sta prevalendo drasticamente su ogni possibile passaggio di testimoni linguistici tra noi e la prossima generazione. La stanza dei bimbi è una babele linguistica con un sottofondo continuo di vocine saccenti dei vari Sapientini che snocciolano l' abbecedario. Il Primobanco poi associa alle parole le musichette e le voci degli animali e se il bambino è reduce dalle analoghe suggestioni delle tastierine Chicco destinate ai primi mesi, imparerà sicuramente prima ad abbaiare e grugnire che a sillabare. Anche ai libri è cresciuta la lingua: basta pigiare sulle figure e le campane suonano, i martelli battono e i personaggi naturalmente parlano, ma sempre con le stesse vocine da castrati. Poi entrano in gioco gli umanoidi: dall'orso Ciro che parla simil-napoletano al pagliaccio Tommy che dice : «Ciao giochiamo insieme... questa è la mia mano, questo è il mio naso». E via enumerando. Durante la notte poi qualche minorenne potrebbe essere colto da panico se il mostriciattolo Furby decide di rompere il silenzio ruttando e urlando a squarciagola: «Aa me'i», che nella sua lingua significa che vuole carezze, oppure: «Duu ei», che ci indica che vuole giocare. Occorrerà pazientemente studiare la lingua furbish  e gli altri "linguaggi" con gli appositi dizionari allegati ai giocattoli per riuscire a comunicare con il bambino.