MARCO PICCOLO

MORIRE DI CARCERE


IL CASO Cucchi, il legale: «Colpi a cranioe mandibola, lesioni mai viste prima»L'avvocato della famiglia: «Traumi recentissimi rispetto alla data della morte. Confermate fratture alla colonna vertebrale»
Lesioni nuove, mai notate prima, al cranio e soprattutto alla mandibola. Traumi «recenti», anzi, «recentissimi» rispetto alla data della morte. Sul corpo di Stefano Cucchi, il geometra di 31 anni arrestato per droga e morto il 22 ottobre nel reparto detentivo nell'ospedale Sandro Pertini di Roma «ci sono ancora moltissime e vistose lesioni da traumi recentissimi, al cranio e in altre parti del corpo». Lo ha detto l'avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo, in merito agli accertamenti medico-legali disposti dalla procura di Roma dopo la riesumazione della salma, cominciati oggi nel'istituto di Medicina legale dell'Università La Sapienza. Lesione alla mandibola. «C'è inoltre - ha proseguito il legale - una lesione alla mandibola, non rilevata prima. Sono state inoltre confermate le fratture alla colonna vertebrale e anche le lesioni alle mani. Per parlare delle cause della morte, però, bisognerà aspettare ancora qualche giorno». Nuovi accertamenti sul cadavere. Sono ancora parecchi, infatti, gli accertamenti che gli esperti dovranno condurre sul cadavere di Stefano Cucchi: oltre agli esami istologici, sono previste certamente una Tac e una risonanza magnetica. «Gli esami saranno approfonditi e di certo non semplici - dice l'avvocasto Anselmo - La salma potrà essere restituita ai familiari non prima di una settimana».Gli esperti al lavoro. Attorno al corpo del geometra sono al lavoro numerosi esperti. C'è il pool nominato dai pm Vincenzo Barba e Francesca Loy (Paolo Arbarello, Dino Tancredi, Ozrem Carella Prada e Luigi Cipollone), e ci sono i consulenti dei sei indagati, tre agenti di polizia penitenziaria - per i quali si procede per omicidio preterintenzionale - e tre medici del Pertini (omicidio colposo). La famiglia Cucchi può contare invece sul professor Vittorio Fineschi dell'Università di Foggia, mentre la commissione di inchiesta sul sistema sanitario presieduta da Ignazio Marino (che approfondisce gli aspetti dell'assistenza medica fornita al geometra) si è affidata al professor Vincenzo Pascali dell'ospedale Gemelli di Roma. Il sangue sui jeans. Le indagini della Procura, però, non si fermano all'esame del cadavere. Un'altra consulenza tecnica riguarda le macchie di sangue sui jeans che Cucchi aveva addosso entrando al Pertini: i magistrati vogliono sapere con certezza se quel sangue è di Stefano. Inoltre i pm Barba e Loy hanno intenzione di effettuare un sopralluogo nelle celle di sicurezza del Tribunale di Roma, lì dove il 16 ottobre scorso si sarebbe svolto il presunto pestaggio, insieme con il testimone gambiano ascoltato nei giorni scorsi. La settimana prossima si terrà un secondo incidente probatorio: i magistrati ascolteranno un detenuto albanese che, come l'africano, si trovava in una cella di sicurezza dell'edificio B del Tribunale il 16 ottobre. Sul corso delle indagini l'avvocato Anselmo rimane prudente: «Sospetto che siamo a buon punto: la testimonianza dell'africano è stata molto importante, ma soprattutto il fatto di aver dimostrato che Stefano prima dell'arresto era in ottime condizioni di salute credo sia stato un passo notevole».