MARCO PICCOLO

DELITTO DI GARLASCO, CHIARA POGGI, IL MOSTRO SBATTUTO IN PRIMA PAGINA..NON E' TALE, ASSOLTO ALBERTO STASI


Scheda sul giallo di Garlasco:tutti gli 'errori' dell'inchiesta
Il cadavere da riesumare perchè a nessuno, carabinieri e pm, era venuto in mente di prendere le impronte digitali della povera Chiara. La centralina dell’antifurto sequestrata quando ormai era troppo tardi perchè i dati interessanti erano scomparsi. Il telefono cellulare di Alberto Stasi, l’unico indagato, mai sequestrato.Impronte degli inquirenti sulla scena del delitto, persino - si dice - lo scivolone di un carabiniere sul sangue della vittima.E ancora, un gatto lasciato scorazzare tra le stanze di villa Poggi e il tacco del pm Rosa Muscio stampato sul pavimento. Una bicicletta nera ignorata nonostante un testimone ne abbia parlato poche ore prima coi giornalisti, poi coi carabinieri per ribadirlo ancora in aula durante il processo.Errori, dimenticanze, «lacune», sintetizza il giudice dell’udienza preliminare Stefano Vitelli. Ma l’errore più grossolano, quello che pesa di più sulla credibilità delle indagini, è dei carabinieri che, curiosando nel computer portatile del ‘biondino', involontariamente cancellarono le tracce di salvataggi che oggi, ritrovate, risultano essenziali per confermare l’alibi di Alberto. Riavvolgiamo allora il nastro di due anni di indagini. Nessuno sa spiegarsi come sia potuto accadere che, dopo i funerali di Chiara, le impronte della ragazza mancavano all’appello. Si racconta, ed è arrivata solo qualche conferma ufficiosa, che per rimediare, esperti medico-legali, accompagnati dai carabinieri, abbiano riesumato nottetempo la salma e riparato alla «dimenticanza» in tutta fretta. Con molta meno solerzia si andò invece nell’ officina del padre di Alberto Stasi a sequestrare l’impianto d’allarme.Non era difficile immaginare che Alberto potesse essere andato lì a nascondere l’arma e gli abiti sporchi di sangue, a ripulire la bicicletta. Ma l’accertamento è stato fatto solo a ottobre, quando era inutile perchè la centralina teneva in memoria solo i dati dei trenta giorni precedenti.  Nemmeno è stato fatto nessun controllo scientifico a casa di Alberto. Sì, sono stati portati via oggetti, indumenti, scarpe, computer. Ma nessuno ha mai effettuato ricerche minuziose nelle stanze, nel giardino.Eppure Alberto è sempre stato il solo indagato. Poi c’è la questione della famosa «bicicletta nera» indicata da una testimone la mattina dell’omicidio alle 9.10 davanti alla villetta di Chiara. Nelle loro deposizioni sia Alberto sia i suoi genitori dicono che a casa Stasi ci sono tre biciclette, una delle quali nera. Ma la procura non le sequestra. Porta via solo la ‘Umberto Dei bordeaux’ sul cui pedale sarebbe stato rilevato il dna di Chiara.Infine le impronte rilevate dalla scientifica a casa Poggi. Molte di Alberto Stasi, com’era ovvio aspettarsi, dieci del fratello di Chiara, due del padre, tre di un falegname che aveva lavorato nella villetta pochi giorni prima dell’omicidio. E poi solo tracce di «estranei». Quattro del capitano Gennaro Cassese, che guida la compagnia di Vigevano, una è del colonnello Giancarlo Sangiuliano, comandante provinciale di Pavia. Sono gli stessi Ris in una delle prime relazioni a scrivere che il divano del salotto è stato spostato con pochi riguardi per la scena del crimine e parlano di «tracce di suola a carro armato» riconducibili alle «calzature militari».