MARCO PICCOLO

L'EDITORIALE, PENSIERI, RIFLESSIONI, OPINIONI, COMMENTI, SUGGESTIONI....PER UN ALTRO GIORNO


L'EDITORIALERai.... c'era  una volta il servizio pubblico
Dall'avvento in Italia della Tv (1954) agli anni Ottanta, e cioè all'ingresso nel circuito delle televisioni commerciali, si è assistito a una trasformazione della missione originaria del servizio pubblico radiotelevisivo, che è sceso in competizione con le televisioni commerciali alla ricerca esclusiva dell'audience.E naturalmente tutto è andato a scapito della vocazione educativa e culturale, nonché della qualità della comunicazione.Mentre agli inizi della Tv di Stato si dava importanza nei palinsesti alla alfabetizzazione della gente e molti imparavano a leggere e scrivere in italiano ascoltando i programmi televisivi (ricordo le trasmissioni del prof. Cutolo) – una sorta di Rai educational a tutto campo – oggi sembra che il servizio pubblico abbia dimenticato, addirittura, come si scrive e come si parla correttamente in italiano, e comunica strafalcioni sul piano linguistico e grammaticale.Qualche tempo fa mi ha colpito, in una trasmissione di prima serata («L'eredità», prima rete della Rai) una delle risposte predeterminate per la scelta del concorrente, che si leggeva come «Forza maggica», vale a dire la «Forza magica» rafforzata da una g in più.Ma potrei citare numerosi svarioni linguistici espressi oralmente da presentatori e conduttori.Orbene, se siamo giunti a ciò – e ovviamente questo caso lo estrapolo a titolo emblematico – è evidente che il servizio pubblico non esiste più e che ormai si accetta l'ignoranza di chi fa le trasmissioni, nonché il mancato controllo su di esse. Insomma, la rincorsa a battere la concorrenza delle altre televisioni commerciali ha fatto perdere di vista la qualità dell'informazione e della comunicazione del servizio pubblico, che ormai trasmette ignoranza persino sulla lingua italiana. Naturalmente spesso piene di errori di grammatica sono anche le pubblicità e via di ignoranza in ignoranza.Per non parlare della volgarità di alcuni programmi che quasi volutamente stimolano il cattivo gusto. L'effetto finale non può che essere l'imbarbarimento complessivo della gente e quel ch'è peggio dei giovani che, già reduci di una scuola non sempre all'altezza, non sanno o non conoscono più la lingua italiana, per non parlare del resto.