MARCO PICCOLO

LA RIFLESSIONE DELLA SERA: IDEE, PENSIERI, OPINIONI, SUGGESTIONI.... PER UN NUOVO GIORNO


LA RIFLESSIONE ©  PSICOLOGIAFORENSE, RIPRODUZIONE RISERVATA  IL DOLORE E LA CONDIZIONE UMANA
Un amico che proveniva da un grande dolore, mi dice: “Dammi un'idea operativa che m'aiuti a disfarmi del dolore”. La richiesta di partenza non è delle migliori, perchè nessuno riesce a disfarsi del dolore: una volta ti torchia quello fisico, un'altra quello morale. Non lo vorresti ma è lui che decide di far due passi con te. C'è un sacco di gente che pensa che il dolore sia opera di Dio. Il desiderio di investire Dio di ogni causalità è una tentazione. La storia dello scaricabarile è cominciata nell'Eden: “È stato l'uomo, è stata la donna, è stato il serpente”. Chi ama, dà responsabilità o la riconosce; chi non ama, la toglie. Noi non ci amiamo e quindi tendiamo a deresponsabilizzarci. Talvolta sento dire che esisterebbe un dolore positivo. C'è un dolore, è vero, che fa crescere, che fa capire e condividere, che libera; ma allora non è il dolore in sè che è positivo, ma il suo effetto, che è la liberazione. San Paolo ha introdotto l'idea della nostra partecipazione alla Passione di Cristo. Se è da condividere, quello di Cristo parrebbe un dolore positivo. Se capisco bene, non è il dolore che rende straordinaria la Passione di Cristo, ma l'amore che è ragione di quel dolore. “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per proprii amici” (Gv. 15,13). Non posso disfarmi del dolore. Ho trovato nel “Disticha de moribus” di Catone (IV,40) un'espressione, “vulnera dum curas, dolor est medicina doloris” - mentre curi le ferite, il dolore è medicina del dolore - che correggerei in “amor est medicina doloris”, l'amore è la medicina del dolore