MARCO PICCOLO

IL FATTO DEL GIORNO: LA VILTA'


 Unanime conclusione della Commissione d’inchiesta sul servizio sanitario e primo passo verso la verità sulla tragedia del giovane detenuto «Stefano è morto di sete»  Cucchi subì lesioni e fratture, ma letale fu la disidratazione
  ●La morte all’ospedale Pertini causata da grave mancanza di acqua ed eccessiva perdita di peso ● Il rifiuto di cibo e cure finalizzato a ottenere colloqui con avvocato e familiari, mai concessi ● Su viso e corpo traumi, forse «inferti». Ma i medici non hanno capito che era al punto di non ritorno ● Il legale: senza pestaggio non sarebbe finito nel reparto dove è stato abbandonato.  La sorella Ilaria: omicidio preterintenzionale *************************************** A provocare la morte di Stefa­no Cucchi è stata una «grave condizione di disidratazio­ne ». Sul volto e sulle vertebre i segni di traumi, «probabilmente inferti». Il suo rifiuto di cure e cibo «non è inte­so a non curarsi, ma è strumentale a ottenere contatti con l’avvocato». E il giorno prima della sua morte «nes­sun medico» capisce che è a «un pun­to di non ritorno». Proveranno a ria­nimarlo, ma quando «è morto da tem­po ». Sono le conclusioni, approvate all’unanimità, della Commissione parlamentare di inchiesta sull’effica­cia, l’efficienza e l’appropriatezza del­le cure prestate a Stefano Cucchi. La relazione ora andrà alla Procura e al presidente del Senato, Renato Schifa­ni. «Le botte non sono state letali – commenta Fabio Anselmo, legale dei Cucchi – ma è evidente che se non fosse stato picchiato non sarebbe fi­nito al Pertini e non avrebbe avuto bi­sogno di quell’assistenza che gli è sta­ta negata». Traumi recenti, dunque: «Nelle autopsie si parlò perfino di malformazioni congenite...» (SIC!SIC!SIC!)