Unanime conclusione della Commissione d’inchiesta sul servizio sanitario e primo passo verso la verità sulla tragedia del giovane detenuto «Stefano è morto di sete» Cucchi subì lesioni e fratture, ma letale fu la disidratazione
●La morte all’ospedale Pertini causata da grave mancanza di acqua ed eccessiva perdita di peso ● Il rifiuto di cibo e cure finalizzato a ottenere colloqui con avvocato e familiari, mai concessi ● Su viso e corpo traumi, forse «inferti». Ma i medici non hanno capito che era al punto di non ritorno ● Il legale: senza pestaggio non sarebbe finito nel reparto dove è stato abbandonato. La sorella Ilaria: omicidio preterintenzionale *************************************** A provocare la morte di Stefano Cucchi è stata una «grave condizione di disidratazione ». Sul volto e sulle vertebre i segni di traumi, «probabilmente inferti». Il suo rifiuto di cure e cibo «non è inteso a non curarsi, ma è strumentale a ottenere contatti con l’avvocato». E il giorno prima della sua morte «nessun medico» capisce che è a «un punto di non ritorno». Proveranno a rianimarlo, ma quando «è morto da tempo ». Sono le conclusioni, approvate all’unanimità, della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia, l’efficienza e l’appropriatezza delle cure prestate a Stefano Cucchi. La relazione ora andrà alla Procura e al presidente del Senato, Renato Schifani. «Le botte non sono state letali – commenta Fabio Anselmo, legale dei Cucchi – ma è evidente che se non fosse stato picchiato non sarebbe finito al Pertini e non avrebbe avuto bisogno di quell’assistenza che gli è stata negata». Traumi recenti, dunque: «Nelle autopsie si parlò perfino di malformazioni congenite...» (SIC!SIC!SIC!)