MARCO PICCOLO

LA RIFLESSIONE DI PSICOLOGIAFORENSE: OMAGGIO AI PAPA', AI MARITI, AI PAPA'-NONNI, AI GENITORI, AI PAPA' SEPARATI


LA  MIA RIFLESSIONE  (festa del papà)EVVIVA AI  20 MILIONI DI PAPA' (E AUGURI, CON PARTICOLARISSIMO AFFETTO,  AI QUEI 4 MILIONI DI PAPA' CHE SONO ANCHE NONNI!) 
Tamburi lontani annunciano l'arrivo DELLA FESTA DEL PAPA'. Quando i figli frequentano la scuola materna o i primi anni di elementari poichè sono le maestre le più ardenti e meritorie vessillifere di questa festa. Un mese prima del 19 marzo arrivano le prime richieste: "La maestra ha detto se possiamo portare in classe delle bottiglie di plastica vuote e carta crespata color salmone selvaggio, non di allevamento". Poi a mano, a mano le esigenze crescono. Filo elettrico, tappi di sughero, meglio se di champagne, carte da parati, possibilmente con delle rose. A quell'età i figli ti credono un dio, non puoi deluderli, devono continuare a pensare che sei in grado di soddisfare qualsiasi richiesta. E allora vai con le medaglie della prima guerra mondiale, con i gusci di conchiglie, con i bottoni di madreperla, con le valvole termoioniche, con le sveglie rotte. Per terminare, a pochi giorni dalla festa, con la richiesta ultima: una tua foto. Ti chiedi, preoccupato,  che cosa architetterà con la tua foto?  La realtà supera sempre la fantasia più sfrenata. L'oggetto, fabbricato da tuo figlio, sarà un Ufo proteiforme, bitorzoluto, con dei fili e dei nastri che pendono da tutte le parti, non riuscirai neanche a farlo stare in piedi, ma a te sembrerà l'opera d'arte piu' bella del mondo. Anche perchè ogni giorno il figlio verrà a controllare se occupa ancora il posto d'onore sulla tua scrivania. Trent'anni dopo, si conservano ancora tutti. Così si ha davanti un pupazzone fabbricato rivestendo di carta crespata una bottiglia di vetro: basta vederlo per ricordare che il suo autore l'usava come strumento per misurare la temperatura dei nostri rapporti: quando ce l'aveva con me, cioè " non mi faceva più amico", se lo riprendeva. Avevamo fatto pace quando ritrovavo il pupazzo sulla scrivania. Non è facile dialogare fra padri e figli, le parole escono a stento, i padri sono impacciati e i figli sfuggono. Perciò questi oggetti che consentono una comunicazione non verbale sono preziosi. Alle elementari soccorre anche la scrittura nel tracciare il ritratto del papà ed è sempre una sorpresa scoprire come i figli ci vedono. Possiedo ancora il "Ritratto di  PIPPO" scritto da uno dei miei figli quando aveva sette anni: "Visto che mio papà è tanto grasso si è comperato una bicicletta molto robusta. Al mio papà piace stirare e mettere i piatti nella lavastoviglie e ama moltissimo la musica". E' un miracolo che la maestra non mi abbia attirato a casa sua con la scusa di farmi provare il suo stereo per poi farmi trovare una montagna di biancheria da stirare. Da una rapida occhiata ai periodici e alla televisione ho l'impressione che il tentativo di fare di questa festa un nuovo pretesto di consumismo sia fallito; ai papà, per sentirsi confermati nel loro ruolo, non servono bottiglie di brandy come proponeva la pubblicità di una nota ditta qualche anno fa; sono solo i veterinari che si fanno di amaro ogni volta che devono far partorire una mucca. Ai papà serve un totem che rammenti che si è papà non solo il 19 marzo ma tutti i giorni dell'anno. E per sempre.