MARCO PICCOLO

L'EDITORIALE DELLA SERA, GIUSTIZIA, CHIASSO, SCHIAMAZZI, AMERICA, INGHILTERRA, FAME E SETE DI GIUSTIZIA


L'EDITORIALE DELLA SERA GIUSTIZIA "GRIDATA" E MALAGIUSTIZIA
La saggezza popolare ha sempre suggerito che è meglio non contare sulla piena soddisfazione del bisogno di giustizia. Le risposte saranno molto spesso approssimative e qualche volta umilianti o persino oltraggiose. Eppure, i cittadini – come si suol dire – hanno fame o sete di giustizia, per indicare che non possono farne a meno, come un nutrimento essenziale per lo spirito. Senza giustizia non si riesce a realizzare la pace, né quella interiore né quella tra gli individui e tra i popoli. Per questo, siamo sempre attenti, sino alle sfumature, anche alle modalità con cui viene esercitata. Non ci rendiamo conto che, in quest'anelito insopprimibile, spesso pretendiamo troppo da quanti sono chiamati a rendere la giustizia, immaginandoli – a torto – diversi da noi, sacerdoti sempre fedeli e inflessibili d'un tempio immacolato e non invece interpreti, talvolta rozzi e approssimativi, del patto sociale consacrato nella legge. Ogni tanto, ci svegliamo dall'intorpidimento ideale e protestiamo per l'innocenza o la colpevolezza non riconosciute, per il torto subìto e non adeguatamente riparato. Quando ci sembra che il sistema abbia troppe falle e faccia acqua da tante parti, guardiamo lontano da noi, immaginando che in altri Paesi sappiano essere più bravi ed efficienti. Il mito americano, anche in questo campo, ha prodotto guasti decisivi, rendendo non più gestibile il processo penale, ormai sempre più ridotto a un mero esercizio formale di denegata giustizia. Con il complesso di pensare superati i nostri modelli culturali, siamo andati scopiazzando, senza capire che gli istituti giuridici, sostanziali o processuali, non si trasferiscono da una realtà a un'altra come imballi di Coca Cola. Non abbiamo voluto riflettere sui vizi degli altri sistemi e ce li siamo caricati addosso. Ogni tanto, prendiamo atto che nei Paesi dei nostri sogni, talvolta la risposta di giustizia è semplicemente ridicola. Così ci è capitato leggendo che un giudice della Florida ha condannato il quattordicenne Lionel Tate all'ergastolo senza possibilità di sconti di pena per aver ucciso, quando aveva 11 anni, una bambina di 6 anni, mentre imitava le mosse dei lottatori di wrestling viste alla tv. Così ci è capitato ogni qual volta abbiamo assistito impotenti al macabro e disgustoso spettacolo delle esecuzioni capitali, contrabbandate per atti di giustizia. Anche dalla superba Inghilterra arrivano agli imitatori nostrani risposte talvolta mortificanti. Non sto qui, per brevita, ad elencare ulteriori esempi di malagiustizia all'estero come in Italia e pongo qui un preoccupatissimo punto fermo.Forse è giunto il momento di  far tacere il chiasso e gli schiamazzi che soffocano la giustizia, lasciando quanti sono chiamati a renderla nella solitudine della propria coscienza.