MARCO PICCOLO

L'EDITORIALE: scuola, efficenza, affettività, emotività, educazione, intelligenza, teppismo, bullismo, razionalità,


L'EDITORIALE DI OGGI 25 MARZO 2005I DOCENTI DEVONO  EDUCARE ALL' AFFETTIVITA'  ED  ALLE EMOZIONI.
Efficenza sembra essere la parola chiave della scuola. Dinamismo, intraprendenza, incisività, efficacia appaiono oggi i valori più apprezzati. Queste parole sono sulla bocca di molta gente, indipendentemente dalla fede ideologica. Sono nell'aria, come un sentire comune; l'efficienza pare la panacea di molti mali. Dell'emotività, invece,  si parla poco e mal volentieri, come se non appartenesse neppure all'esperienza educativa, mentre ne è uno dei capisaldi.  Sovente si è creduto di poter eliminare nei processi conoscitivi il rischio d'errore rimuovendo l'affettività, mentre è proprio vero il contrario. Lo sviluppo dell'intelligenza è inseparabile da quello dell'affettività, che comporta curiosità, passione, molle indispensabili per qualsiasi ricerca filosofica e scientifica. Se è vero che a volte l'affettività può soffocare la conoscenza, metterla in scacco, è altrettanto vero che senza affettività la conoscenza è vuota. Gli insegnati sperimentano quotidianamente il potere che l'affettività esercita sulla capacità di apprendimento. I fogli in bianco di una verifica scritta o le scene mute di un'interrogazione orale dimostrano che l'emotività può addirittura bloccare del tutto la facoltà intellettiva. Ed è altrettanto vero che è proprio una emotività debole (ci si educa alle emozioni, da soli e più spesso con gli altri) a determinare comportamenti irrazionali. Il vandalismo, gli atti di teppismo, il bullismo, l'aggressività che così spesso si manifestano nelle scuole sono il risultato di una diseducazione emotiva, dell'assenza d'attenzione verso le emozioni, a partire dalla scuola stessa. Il punto di partenza di ogni progetto educativo è proprio la “conoscenza della conoscenza”, cioè l'indagine dei processi conoscitivi stessi, a partire dall'idea dell'incertezza della conoscenza medesima. Le attività auto-osservatrici, non sono separabili da quelle osservatrici, così come l'autocritica non è separabile dalla critica e i processi riflessivi da quelli d'oggettivazione. L'Io è composto di emozioni, sentimenti, passioni oltre che di ragioni e razionalità. Spesso il malinteso, quello negativo, non quello proficuo, nasce proprio dall'esclusione di questo livello d'emotività. L'efficienza è necessaria, ma non è criterio sufficiente, soprattutto per la formazione delle personalità individuali. Non tutto può essere programmato o organizzato seguendo la strada dell'efficienza, che è sinonimo di razionalità ed efficacia. Euripide scriveva: “Gli dei ci creano tante sorprese: l'atteso non si compie, e all'inatteso un dio apre la via”. Se ci si pensa bene, la vita di tutti ne è una conferma probante.