MARCO PICCOLO

L'EDITORIALE DELLA NOTTE: BOSE, SILENZIO, ANGOSCE, INQUIETUDINE, ASCOLTO, TERAPIA DELL'ANIMA, SPIRITUALITA'


L'EDITORIALE DELLA NOTTE  A BOSE IL PICCOLO MONASTERO CHE VINCE LE ANGOSCE DEL NOSTRO TEMPO 
  Sul portone d'ingresso una scritta dice: “Suonate, entrate, qualcuno vi accoglie”. Dovete suonare la campanella al solo scopo di avvertire del vostro arrivo, quel “qualcuno” incaricato dell'accoglienza degli ospiti, non certo per far aprire quel portone perché è sempre aperto l'ingresso nel monastero di Bose, a Magnano, per accogliere chiunque sia alla ricerca di un luogo di silenzio per interrogarsi e, nello stesso tempo, per ascoltare quella Parola che sola può dare risposta a interrogativi e inquietudini. “Fare ritiro - viene spiegato a Bose - significa sostare, chiudere un attimo gli occhi, non per dimenticare ma al contrario per ritrovarsi, per radunare le forze, per fare ordine nei pensieri e calmare l'angoscia” . Ogni anno sono migliaia quelli che entrano da quella porta e si fermano per qualche giorno di silenzio e di ascolto nelle camerette che il monastero di Bose mette a disposizione per gli ospiti, il cattolico accanto al protestante, il religioso accanto al non credente. Ospitalità ed ecumenismo sono, infatti, le note caratteristiche di Bose, e questo fin dalla sua fondazione. Fin da quando, cioè, un giovane laureato alla Facoltà di Economia e Commercio di Torino, Enzo Bianchi, verrà a stabilirsi a Magnano, attratto dalla quiete e dalla suggestione che aleggia attorno alla chiesetta romanica di San Secondo. L'anno era il 1965. Nel 1968 i primi fratelli si uniscono a Enzo Bianchi, fra essi una donna e un pastore evangelico. Oggi sono un centinaio i fratelli e le sorelle della comunità monastica di Bose, appartenenti a cinque diverse nazionalità e a tre confessioni religiose diverse: cattolici, protestanti e ortodossi. Nessuno di essi è prete e tutti lavorano guadagnandosi da vivere con le proprie mani. In una comunità che non ricorre nè ad offerte nè a finanziamenti esterni è sempre troppo corta la giornata, anche se ha inizio ogni mattina alle quattro e mezza e prosegue, alternando al lavoro la preghiera, fino alle ore 20, quando su monaci e ospiti scende a Bose il “grande silenzio” in cui solo si può percepire la voce dell’anima.