MARCO PICCOLO

IL CORSIVO, NEUROSCIENZE, EMOZIONI, CERVELLO, TRUFFATORI, IMBROGLI, SCIENZE, PSICOLOGIA, SCAMBI SOCIALI


Ipotesi suggestiva, il nostro cervello sa “riconoscere” i truffatori
Cadere in una truffa? Può succedere, ma solo quando non si dà retta al proprio cervello. Due studi pubblicati dalla rivista dell'Accademia americana delle scienze hanno individuato nel cervello umano una struttura specializzata nel riconoscere relazioni scorrette negli scambi sociali. Sembra, cioè, che nel cervello si sia evoluto un meccanismo di controllo, una sorta di campanello di allarme che entra in azione quando vengono violate le regole degli scambi sociali, come accade nelle truffe e negli imbrogli. A sostegno dell'ipotesi, le due ricerche forniscono una serie di dati di natura neurologica e antropologica. Nella prima ricerca, coordinata da Cosmides e Tooby, è stato studiato il caso di un paziente con danni nella regione del cervello coinvolta nella sfera delle emozioni e delle informazioni sociali, chiamata sistema limbico. Sottoposto a  test, il paziente eseguiva normalmente operazioni che gli richiedevano di stabilire se in alcune situazioni rischiose fosse stato opportuno prendere precauzioni. Tuttavia lo stesso paziente non riusciva a determinare con un ragionamento logico se una persona fosse o meno vittima di un imbroglio. Di conseguenza, gli psicologi hanno ipotizzato che la capacità di riconoscere una scorrettezza non sia legata ad abilità cognitive, ma ad una struttura del cervello specializzata in questo compito. L'idea ha trovato conferma nel secondo studio, di tipo antropologico, condotto da Lawrence Sugiyama, che ha dimostrato inoltre come la capacità di riconoscere una truffa sia comune alle culture più diverse.